Novalis non è un pensatore sistematico. Nulla, nella sua opera, che possa venire minimamente confrontato con quelle di Kant e di Hegel. E poi è, in prima istanza, un poeta. Un poeta /filosofo. Certo. Ma un poeta, e quindi procede per illuminazioni. Il suo pensare è un intuire, nel senso etimologico del termine. La sua non è filosofia, ma filosofare. Come poi per Nietzsche. Per Leopardi. E come era per i presocratici sino a Platone. Come ci ha insegnato Giorgio Colli.
I”Frammenti ” di Novalis sono idealismo magico. Allo stato puro. Meditazioni… Anzi folgori che vengono da un pensare “altro”. Di diversa purità. Non astratto. Mai astratto.
Il Gigante. Tu credi di vederlo. E ciò, per dirla con Leopardi, ti spaura. Ma non dovresti guardare il gigante, che forse è solo ombra proiettata sulla terra. Dovresti guardare il Sole. La posizione del Sole. E questo magari potrebbe portarti a realizzare che quello che credevi essere un gigante, è solo un pigmeo.
Questo pensiero – o frammento, o aforisma – si può intendere in molti modi. Tutti validi, chè tale modo di procedere permette, anzi esige più piani di lettura. Senza dover per forza scomodare Dante, e i quattro sensi della scrittura…
Dunque, tante volte vediamo qualcuno, o qualcosa che ci sembra gigantesco. Un uomo o, più in astratto, un problema. Però è solo questione di percezione. Di come il Sole illumina le cose, dilatandone le ombre. E se si guarda la posizione del Sole si scopre che il gigante è in realtà un pigmeo.
Ovvio, quasi scontato, il riferimento a ciò che stiamo vivendo da mesi. La minaccia del virus appare gigantesca. Condiziona le nostre esistenze. Ci atterrisce. Ma se guardiamo da una prospettiva più alta, se guardiamo il Sole e non le ombre, comprendiamo che è ben poca cosa. Forse nulla. Un momento come tanti della vita. Una minaccia, se proprio così vogliamo chiamarla, come tante altre. Di cui non ci curiamo. Abbiamo paura dell’ombra. Solo di quella. E, purtroppo, molti, troppi, non sono più capaci di alzare lo sguardo. Di guardare dove sia il Sole. E odiano coloro che provano ad indicarglielo.
Ma di ciò basti. Perché questo frammento fulgureo di Novalis ci porta molto al di là dello squallore contingente.
A pensare. Un pensare non determinato dalle usuali gabbie spazio – temporali. Un pensare che è capace di ritrovare se stesso. Di liberarsi dalle costrizioni del riflesso astratto. Che è, per sua natura, morto. E mortifero.
Guarda il Sole, ci dice il poeta. È la sua luce che dà forma alle cose. E le loro dimensioni non sono che il portato della nostra incapacità di cogliere, percepire quella luce. Dalla quale sorge il Gigante come il Pigmeo.. Perché è la nostra psiche, che è ombra, a farci vedere una cosa piuttosto che un’altra. A ingannarci e impaurirci. Il Sole, la luce, è oltre. Noi la filtriamo. E così la corrompiamo. Condannandoci alla perenne paura. Che non nasce dalle cose. Bensì dalla nostra incapacità di guardare il Sole.