Fine Agosto. Un Agosto straordinario nel cielo. Quasi ci volesse compensare dello squallore, tetro, di quest’estate terrestre… Da tempo non seguo più la televisione. Non che prima… ma ora sono nauseato dalle notizie – se tali le si può, per iperbole, definire- su sintomatici e asintomatici, vaccini e ricoveri, assembramenti e tamponi… Nausea e crisi di rigetto. Lascio il telecomando a mio figlio. Lui guarda solo i cartoni animati. L’unica trasmissione seria…
Io siedo in terrazza. Fumo la pipa. E, per lo più, guardo il cielo.
Luna crescente stanotte. Che si apre all’abbraccio di un Giove particolarmente luminoso.. Più defilato, ma comunque limpidamente visibile, Saturno.
La luminosità di Giove sembra esprimere un desiderio possente. Evoca il dipinto di Paolo Veronese. Un amplesso, su uno sfondo di architettura palladiana. Appassionato. D’altro canto il Veronese era capace come pochi di esprimere con la vivacità dei colori, e la purezza del tratto, sensualità e passioni. Non per nulla tra i suoi mentori annoverava Pietro l’Aretino.
Il bacio astrale, come si usa dire, tra Giove e Venere è raro. Ancor più degli scarni riferimenti nei miti e nelle arti. Perché Giove fu dio dai molti amori. Danae, Semele, Io, Leda… E anche Venere, dea della “voluptas”, ebbe molti amanti. Marte, certo, ma anche Adone, come ci ricorda il Marino. E Anchise. Enea, e l’Eneide virgiliana ne rappresentano la memoria duratura. Ma dei loro rapporti si è sempre scritto ben poco. Forse perché proprio questa congiunzione è cosa abbastanza sporadica. Gli antichi leggevano i miti nel cielo notturno.
Rara, ma intensa. Una luminosità così forte che qualcuno sostiene che proprio questa spinse i tre Magi verso Betlemme, per incontrare il Salvatore, generato dal retaggio di Zarathustra. La congiunzione di Giove e Venere, non la, ben più tradizionale, Cometa del presepe…
Tesi, va detto, abbastanza fragile. Ma non priva di una sua forza. Di una sua suggestione. Giove è il re. Padre degli Dei e degli uomini. Padre di eroi. Domina il fulmine e la tempesta. Pesa le sorti. Sua è la forza e la maestà. È L’Aquila in volo. E la quercia.
Venere è la potenza generatrice. L’eros. La bellezza. Sacre le sono le colombe. La rosa. Il mirto. I cigni…
Il cielo notturno è uno straordinario schermo. O, se preferite, un volume senza fine. Dove tutto si ripete. E tutto, però, appare nuovo. Sorprendente.
Perdervi lo sguardo. Nel silenzio. Inseguire i sogni, forse. Ma i sogni di uomini molto più antichi di noi. Di coloro che guardavano il Cielo e vedevano gli Dei, gli eroi, le loro storie. L’intreccio, complesso, dei loro amori…
Di lì, da quei cieli, da quegli astri, in congiunzione o opposti, è venuta tutta la civiltà. Che, appunto, è un sogno…
Sento la voce di mio figlio. Mi chiama. È ora di andare a dormire. E di smettere, forse, di sognare…