“Nell’aria lontana /il viso della creatura /celeste che ha nome /Luna, trasparente come /la medusa marina, /come la brina nell’alba…”
Di fatto, con questi versi D’Annunzio chiude l’Alcyone. Dopo, resta solo “Il Commiato”. Ma l’estate è ormai finita. E con lei la, lunga, “vacanza”. Tutto, si può dire, è compiuto. La passione per Ermione, Eleonora Duse, ha raggiunto il suo apice. E si è consumata, sino a farsi cenere. La stessa cenere delle foglie e delle piante, Arse e bruciate dai lunghi, interminabili giorni dell’Afa e della canicola. E che ora cadono al suolo, in un volo tripudiante di colori accesi. Un dipinto in stile nipponico. E al suolo, appunto, si fanno cenere. Mescolandosi con la terra. Penetrandovi. E contribuendo al suo mistero. Alla preparazione dell’humus necessario per la rinascita della, ora ancor remota, Primavera… I misteri di Demetra. Eleusi. La radice della nostra civiltà. Il poeta lo sapeva, e lo intuiva. Questo è il terzo libro delle Laudi.
Pensieri, ricordi, sotto forma di versi tante volte letti. Tante volte spiegati, bene o male non so dire… Questa sera, però, tornano come onde di una lenta risacca. Perché è settembre. E questa è la notte senza Luna.
Siedo nel silenzio della notte. Anche se, ormai, la città ha ripreso, faticosamente, a vivere, pochi sono i suoni. Il rumore di qualche macchina… accelera… Una frenata brusca. Spero non abbia schiacciato un riccio. Ieri ne ho trovato uno, sul ciglio della strada, già coperto di formiche. Era bello, nonostante la morte… Uno degli abitanti nascosti nelle pieghe della metropoli. Ricci, volpi, addirittura cinghiali fuggiti da una vicina oasi… Per tacere, ovviamente, delle colonie di ratti…
Il cielo senza Luna non è tuttavia oscuro. A parte i riverberi della città, vi sono le stelle. La cui luce, questa sera, appare più Limpida. Netta.
È poi non è che non vi sia Luna. Il Novilunio non è assenza di Luna. Piuttosto è quando questa ci mostra il suo volto oscuro. Ci rivela l’altro lato del suo mistero. Certo, ogni tanto, più o meno trentatré mesi, vi è la Luna Nera. Ecate signora degli inferi, in tutta la sua cupa potenza.
Ma non è questa Luna. Il Novilunio vede una strana luminosità diafana. Una vibrazione. Il paragone con la medusa marina non è casuale. Sfumature, iridescente nel buio. Simili a vibrazioni. Se vi si pone attenzione, è possibile coglierle. Con il rischio, reale, di restare incantati.
Perché questo è uno dei volti di Artemide. La Ishtar Mesopotamica. Che I latini identificarono con Diana, giunta nell’Urbe da Artena.
È Diana che si cela nel fitto della boscaglia. Per bagnarsi nelle acque di una fonte. Nuda. E la sua pelle è diafana e iridescente. Come la medusa, appunto. O come la brina nella prima alba.
Fissarla troppo a lungo può condurre ad un destino funesto. D’altro canto non si dovrebbe mai infiggere troppo a lungo gli occhi né nel Novilunio, né nel Plenilunio. Quando è al suo culmine la Luna suscita un’assoluta, inestinguibile passione d’amore. E l’uomo si fa lupo, e ulula, invano, verso l’irraggiungibile. Pirandello lo racconta nella sua novella “Mal di Luna”.
Ma osare contemplare la Diana nuda nel Novilunio, significa scatenare i suoi neri cani da caccia. Divenire Atteone…
Quando si fa la luna nuova, cambia il tempo. Mi disse una vecchia montanara quando ero ragazzo. Vedremo. Forse questa afa di settembre sta per avere fine. Forse verranno le piogge, quelle vere. Non questi brevi temporali che fanno scena, tuoni e tenebre, e poi tutto resta come prima. Piogge che abbassino di colpo le temperature. Che puliscano l’aria e la terra.
Il Novilunio è sempre presagio di mutamento. Di trasformazioni. Nella natura e nella vita.
Chissà…. İo, intanto, continuo a cercare la bellezza di Diana in questa strana, inquietante, vibrazione di tenebra.