“Guarda papà!”
Gli occhi sembrano incantati. Ridono felici. E persino la bocca non assume, per un attimo, quella piega corrucciata che è usuale.
“Guarda!”
Siamo in terrazza. Sto leggendo. Avrei preferito restarmene tranquillo. Almeno per un po’. Però mio figlio insiste. E allora alzo gli occhi. E guardo.
Aveva ragione lui. Nessun libro vale questo spettacolo…
Nuvole. Solo nuvole. Ma… Si avvicina il tramonto. E il sole stanco di settembre le accende di una luce rara. Delineandone le forme. Impressionanti, anche se effimere. Anzi, tanto più impressionanti proprio perché fugaci. Evanescenti.
Forme di esseri fantastici. Animali mitologici. E forse di mitologie ancora da creare. Quasi un Bestiario di quelli che tanto amava Borges. Che, come i bambini, era capace di sognare l’ippogrifo e l’unicorno che si lascia ammansire da una Vergine… Il basilisco che rende tutto pietra e la Fenice, che arde e rinasce…. Il Gargoyle della notte e la misteriosa Tarasca, che il Tartarino di Daudet anelava cacciare…
Ma Borges era un poeta. E, come Omero, era cieco. Forse per questo poteva vedere ciò che agli altri uomini è negato…
Ma torniamo a mio figlio. E a quelle nuvole.
“Guarda, papi…. Quello sembra un Castello!”
È vero. Mosse da un vento quasi impercettibile, un cumulo di nubi ha dato forma ad una vera e propria architettura gotica. Guglie, archi, pilastri… E sembra di vedere alte mura merlate. Il tutto inondato di una luce d’oro. Che crea davvero un’atmosfera fiabesca. Cavalieri Dame. Armi. Amori… Forse anche l’Ariosto aveva visto nubi come quelle, in un tramonto di tanti, tantissimi anni fa…
Ma le nuvole cambiano rapidamente. Subiscono continua Metamorfosi. Subitaneo, il Castello, com’era comparso, dispare. O meglio si scompone. Si dilata e svanisce.
Per un attimo leggo la delusione sul volto di mio figlio… Ma subito sgrana di nuovo gli occhi, ed emette una sorta di grido di sorpresa…
“Guarda! Guarda! Ma allora è vero che esistono ancora…”
Ed in effetti le nuvole stanno formando un lungo, sinuoso drago. Le squame iridescenti, le ali che sembrano perdersi nell’infinito. E la testa, con la bocca spalancata e le fiamme del tramonto…
Già. Il tramonto. È sempre più veloce in questi giorni prossimi all’equinozio. Presto giungeremo a quello che Dante chiama il Gran Cerchio D’ombra. La luce del sole sfoca rapidamente. E con lei le nuvole, che assumono prima toni plumbei e poi vengono ingoiate dalla notte.
Mi figlio mi guarda. Pensoso.
“Papà, perché tutte le cose belle passano così presto?”
Sta decisamente crescendo…