Piove. Finalmente. Ed è una pioggia fitta, sottile che è cominciata già prima dell’alba. Un’alba abbastanza vitrea, cupa, ché il cielo aveva riflessi plumbei e la luce stentava a filtrare. Non certo un’Aurora con le dita di rosa, piuttosto con mani fredde, e cianotiche, visto che lo Scirocco, dopo aver soffiato per giorni, ha lasciato posto ad un vento settentrionale. Che ha abbassato, di colpo, le temperature…
È l’inizio di Settembre. E, soprattutto, è la fine di questa, strana, estate. Un’estate afosa, soffocante. Ma non tanto per le temperature – solo per brevi periodi davvero elevate – quanto per l’atmosfera. Per il clima, diciamo così, morale che si respirava…
Non che quello sia mutato, ora. Ma la pioggia, dopo un’estate particolarmente siccitosa, dà un senso come di pulizia… Scorre sull’asfalto, e sembra dilavarlo da polvere rossa giunta dal deserto nelle ore passate e altri detriti… qualcosa sta mutando…
Settembre. Mese dell’equinozio, della transizione tra estate ed autunno. Per questo mese di forti contrasti. Impressioni intense, come in una canzone della PFM.
Le ultime pesche si colgono insieme alle giuggiole. I fichi adornano le tavole con le castagne e le noci. È anche la stagione delle pere. E, ovviamente, dell’uva, perché comincia la vendemmia.
Le foglie cambiano colore. Si disseccano. Il vento le trascina al suolo. Sotto le scarpe scrocchiano. E quando, come ora, piove, rendono scivolosi i marciapiedi.
Ricordo il Carso, i miei, lontani, anni universitari a Trieste. A settembre diveniva un’esplosione di colori. Tutti i toni del rosso, dell’arancione. Del verde, ancora. E del giallo, dell’oro, del croco. Lì comprendevi appieno perché Pound abbia definito Dio il Grande Esteta. E vedevi, perfetta, nella natura la tecnica perseguita da macchiaioli e impressionisti. Ed echi dell’impressionismo si trovano nella pittura, inquieta ed errabonda come la sua breve vita, di Umberto Veruda, l’amico di Italo Svevo, che lo rappresentò nello Stefano Balli di “Senilità”. Romanzo a macchie di colore. Scritto, appunto, con tecnica impressionistica…
A Roma, nella Roma antica, Settembre si apriva con le Feste in onore di Giove Capitolino. Cortei, maschere, balli, cori. Sacrifici e banchetti. Un’esplosione di vitalità gioiosa. Perché Giove si manifesta nel culmine della sua potenza. Virile e creatrice. Con i fulmini, i tuoni e le piogge. Che fecondano la terra pronta per la semina del grano.
E Giove, in queste notti, è particolarmente splendente nel cielo. Un cielo ove ormai anche la Luna sta raggiungendo il suo culmine. La luna piena d’inizio settembre. La luna della vendemmia e della semina…
La pioggia continua, fitta, incessante. E anche il vento sta diventando più forte. Lo guardo mentre fa volare via un nugolo di foglie secche. Le trascina lontano. Le disperde… Chissà… Speriamo sia un presagio…