Di recente mi viene spesso da pensare ad Orwell. E a Bacchelli. All’Orwell di Animal Farm. E al Bacchelli di “Lo sa il tonno”. Molto meno noto del fluviale, in tutti i sensi, capolavoro, “Il mulino del Po”, uno dei più grandi romanzi italiani. Ma in Bacchelli, autore di straordinaria longevità e prolificità, vi sono molte gemme nascoste. E dimentecate. Come questa operetta, una fabula allegorica, ambientata nei mari. Che descriveva la situazione politica degli anni ’20, la Rivoluzione Bolscevica, la Marcia su Roma, la crisi dei sistemi liberali… Non senza delle fantasiose digressioni erotico sentimentali. Il tutto, però, narrato come vicende che hanno protagonisti tonni (e tonne) balene, squali, pesci spada. Vivacissima sarabanda ironica che mi è sempre parsa più felice ed incisiva del racconto orwelliano…
Comunque, non è mia intenzione dilungarmi su questo. Piuttosto sul fatto che gli animali sono sempre stati utilizzati per rappresentare vizi e virtù di un’epoca, e degli uomini che la vivevano. La radice è, naturalmente, Esopo. Ma è stato il latino Fedro a dare al genere veste compiuta. Se è vero che il poeta nelle sue favolette esopiche osò attaccare il potente Seiano, feroce Prefetto del Pretorio dell’età di Tiberio. Che, notoriamente, non amava la città di Roma e soprattutto i suoi abitanti. Tant’è che se ne stava per lo più nelle sue ville, Capri, soprattutto, indulgendo ai piaceri, ma governando l’impero con saggezza e polso. Mentre Seiano, nell’Urbe, imperversava…
Storie vecchie. Anzi, antiche..però mi tornano sempre più spesso in mente di questi tempi. Perché, vedete, mi piacerebbe avere un briciolo, appena una scintilla della fantasia di quei vecchi e antichi autori… E provare a raccontare questa nostra epoca come una storia di animali. Una fabula esopica moderna, come quelle di Orwell e Bacchelli…
La prima cosa da decidere dovrebbe essere, naturalmente, l’ambientazione. Il luogo è fondamentale. Ovviamente si dovrebbe scartare una fattoria. Troppo sfruttata, e non in Animal Farm soltanto… pensate a Galline in fuga e altri, recenti, film di animazione. Sotto molti profili, un peccato. Perché gli animali della fattoria si presterebbero davvero bene. Le pecore e i caproni. L’asino. Anzi, vista la situazione, della scuola, l’Asina… Il cappone e il tacchino che festeggiano l’avvicinarsi del Natale. .. Ma lasciamo perdere… Troppo sfruttate. E anche scontate.
Piuttosto… Uno stagno. Un bel pantano melmoso e fetido. Che renderebbe bene l’Italia di oggi. Nel pantano rane, ranocchi che gracidano, fanno un grande fracasso, sguazzano e si agitano… con quei loro musi deformi e ridicoli. Tutti uguali.
Poi qualche rospo. Che sputa sentenze. Che si dà arie da sapiente. Che dispensa consigli ed avvertimenti. E rane e ranocchi lo ascoltano. Anche perché semina paure. Paura di un bastone caduto nello stagno che, dice, può fare ammalare e morire. Anche se di rami e legni ce ne sono sempre stati. E anche più grossi e nodosi. E le rane hanno sempre continuato, comunque, la loro pigra esistenza. Ma ora se lo sono dimenticato. E ascoltano i rospi. Ed hanno paura. E si fanno dare ordini da questi, comandare come schiave. E i rospi si gonfiano di boria ogni giorno di più…
Le rane vivono male. Restano nascoste nel fango. Lontane le une dalle altre. Non si accoppiano neppure più. Non escono la notte per intonare Cori alla Luna… Una vita da schifo. Ma sono felici. Perché pensano che i rospi stiano proteggendo la loro vita. Mentre questi, di nascosto, se la ridono. Adesso lo stagno è tutto loro. Possono mangiare tutti gli insetti che vogliono e lasciare ben poco alle rane. Se queste provano a metter fuori la testa dal fango, i rospi si limitano ad agitare un po’ le acque… Il pezzo di legno si muove, e le rane, terrorizzate, tornano a nascondersi…
Va avanti così per un bel po’… Poi… Poi arriva un grosso serpente, capisce al volo la situazione. I serpenti, si sa, sono saggi e intelligenti. Entra nello stagno, prende il bastone e lo fa volare lontano. Con un colpo di coda. Le rane escono festanti. E proclamano il serpente loro salvatore e re. Il serpente si mostra gentile e bonario. All’inizio… Intanto fa fuori i rospi. Poi governa lo stagno. Le rane gli garantiranno a lungo una buona riserva di cibo….
Sì, lo so… Neppure questa è originale. È uno, smaccato, plagio di “Il re travicello” di quel genio satirico che fu il Giusti… Ma che volete… io non sono Fedro ne’ Bacchelli… e poi, in fondo, è già stato scritto tutto…