Un tempo viaggiare era un piacere. Ora non più… Sostiene Evelyn Waugh in uno dei suoi libri più ironici, piacevoli, feroci. Ne ho già parlato, se non ricordo male. In una diversa vita. Un anno fa…
Ora però mi chiedo cosa direbbe il caustico scrittore inglese vedendo cosa sia diventato il viaggiare nel post pandemia… vera o presunta che sia.
Cosa direbbe, o cosa anche farebbe… Visto che, a dispetto del nome dalla leggiadra eco femminea (Evelyn, insolito nella sua declinazione maschile, Evelino), Waugh era un autentico energumeno, con baffi a manubrio, iracondo e sempre pronto a dar di piglio al bastone da passeggio. Per risolvere in modo radicale controversie estetiche e sociali. D’altro canto aveva lavorato in Africa per l’MI6, il Secret Service di Sua Maestà. E manifestava più di qualche esplicita simpatia per Mussolini. Cosa che, per inciso, gli diede più di qualche grattacapo….
Già… in questa post pandemia viaggiare è tutt’altro che un piacere. Anche perché c’è chi fa di tutto, proprio di tutto per diffondere la sensazione che il pericolo sia ancora incombente. Per far perdurare, oltre il limite della statistica e del buon senso, l’atmosfera di paura che ci avviluppa da mesi… Confermando , ai miei occhi cinici e disincantati, che il vero pericolo mai è stato il virus – uno dei miliardi che pullulano intorno a noi, e dimorano da ospiti nel nostro organismo – ma l’uso che è stato fatto della sua presenza… Uso forzato per interessi molteplici e inconfessabili . Ancorché palesi, se appena si ragiona sulle cose, e non sulla paura…. Ma ragionare con la mascherina perennemente sul volto diventa difficile… forse manca un’adeguata ossigenazione del cervello.
Comunque, oggi viaggiare non è un piacere. Anzi, è una sorta di girone infernale.. Quasi ti volessero far scontare il non avere paura. O, per lo meno, il fatto di muoverti, per lavoro o per diletto saranno pure fatti miei… Perché questo è, evidentemente, un segno che vuoi tornare alla normalità. Inaccettabile per i tanti – Governo, consulenti, Big Farma, speculatori vari – che sull’anormalità, sullo stato d’emergenza prosperano. E scommettono il loro futuro…
Comunque, devo andare in Trentino. Per il Wks de “Il Nodo di Gordio”. Lo so, ne ho già parlato, ma repetita iuvant… e così faccio contento Daniele Lazzeri che quest’anno si è davvero dannato l’anima per organizzarlo. Nonostante tutto e contro, se non tutti, molti…
Vado, ovviamente, in treno. Con Italo. Questione di orari e di promozioni. Non credo, però, che con Trenitalia sarebbe cambiato molto…
Vado a stazione Termini di buon mattino, come si suol dire. Con la Metro. Obbligo di mascherina, anche se il vagone è vuoto. E il passeggero più vicino è circa a quattro metri. Andando a spanne. Comunque, sono una ventina di minuti. Sopportabile.
Arrivo a Termini. E, al solito, penso, oziosamente, al fatto che la Stazione di Roma – di fatto l’unica vera, dato che Tiburtina è una, inutile e costosa, cattedrale nel deserto – si chiama così non perché vi finiscono il loro viaggio i treni… Ma per un antico Dio romano. Termine. Il dio del limes. Dei confini e dei patti. Visto che vado a Montagnaga di Pinè per discutere di geopolitica, mi sembra di buon augurio…
Ma l’auspicio svanisce appena prendo le scale mobili ed entro in stazione. La stazione sembra il set di un film distopico. Per inveterata abitudine, mi viene in mente Metropolis di Fritz Lang. L’unica differenza è che gli uomini/automi non sono ammassati, ma si muovono distanziati lungo percorsi obbligati indicati da apposite frecce… Inutile dire che tutti portano la mascherina d’ordinanza. Alcuni addirittura delle specie di scafandri con visiera. Molti anche i guanti di lattice. E si muovono con circospezione. Niente più quel caos vivace del passato recente. Che mi sorprendo a rimpiangere…
Vado diretto al binario. Negli ultimi anni, allo sbarramento, controllavano se avevi il biglietto. Misure anti-terroresmo. Protocolli di sicurezza. Perfettamente cretini e scritti da un cretino. Un terrorista che volesse fare una strage sul treno, perché non dovrebbe pagare il biglietto? Perché ha speso tutto per mitra e bombe e non può permettersi manco il biglietto sino ad Anzio?
Questa volta però, del biglietto, e di eventuali armi non importa niente a nessuno. Vogliono solo verificare che io non abbia la febbre. Il virus fa più paura della jihad…
36,1. E salgo sul treno. Posti distanziati. Uno su due lasciato obbligatoriamente vuoto. Ora, io sono solo, e tutto sommato non mi va male… Ma coppie che vivono insieme, dormono insieme e, magari, copulano come ricci (animale, pare, molto lussurioso)? Che senso ha? Eppure… guai a sedere vicini…
E poi la mascherina. Quattro ore e passa. Quasi quasi mi conveniva prendere un barcone e sbarcare facendomi passare per migrante… Solo che a Trento non c’è il mare…
Provo ad abbassarla. Almeno respirare dal naso. Niente. Vengo severamente redarguito.
Soffoco. Comincio a tossire. La mascherina mi irrita. Vengo guardato come un appestato. Un pericoloso untore… Il nuovo terrorista post Covid.
Dopo tre ore cominciò ad avere visioni mistiche. Stile Fantozzi. Mi appaiono contemporaneamente Cristo, Maometto, Buddha e un altro tizio che non so identificare. Forse Manitou… Forse Tengrin… Ho decisamente inspirato troppa anidride carbonica… Peggio di una canna… Che non mi sono, per altro, mai fatto. Roba cattiva, prof… Direbbe uno dei miei coatti…
Passa il carrello dei rinfreschi. Sono in prima classe. Chiedo un caffè. Niente. Proibito dai protocolli. Un succo di frutta. Proibito dai protocolli. Solo acqua. Per di più naturale e tiepida. Mi conveniva venire condannato alla Guiana. Come il leggendario Papillon…
Finalmente arriviamo. Scendo. Mi strappo la mascherina. Con rabbia. Nessuno dice niente. Nessuno mi ferma per misurarmi la febbre. Pochi in maschera. Solo alcuni addetti agli sportelli… Forse sono espatriato senza saperlo. Forse qui governa ancora il Vescovo Conte, vassallo dell’Imperatore romano – germanico. E non il Conte Zio. Vassallo di Big Farma….
In stazione mi aspetta Michele. Cominciano delle belle giornate