Il nostro è un mondo di ansie. E di ansiosi. Sembra, quasi, che sia impossibile vivere senza ansie, angosce, patemi d’animo… tant’è che, forse, l’unica professione che non conosce crisi è quella degli psicologi… che poi servano a qualcosa è altro paio di maniche. Mio padre, che era un vecchio scettico, li considerava inutili e dannosi… come le cavallette… anzi, diceva, le cavallette, almeno in Africa si mangiano….
Comunque, ansie. Di ogni tipo. Che sono andate moltiplicandosi in modo esponenziale dagli anni del COVID. Perché l’ansia è stata diffusa come un virus (autentico questo) dai Media, dalla scuola, dalla famiglia. Ansia per la propria, preziosa, salute. Ansia per il futuro. Ansia per il presente.
È stata cresciuta, o meglio allevata in vitro, un’intera, e forse più, generazione di ansiosi.
Giovani incapaci di essere giovani. Con sistemi nervosi di carta velina. E paura della loro ombra.
Fragilissimi. O meglio trattati come tali da genitori che, quando hanno un figlio, credono di avere in casa una porcellana Ming. Preziosa e fragilissima. Basta vedere la fila di auto davanti alle scuole, soprattutto quando piove. Cercano addirittura di entrare dentro l’androne… non sia mai che il pupo/a, facendo due passi, si bagni. Oggi bambini e ragazzi sono idrosolubili.
Le ansie, naturalmente, si rinnovano. Cambiano oggetto, o meglio causa (ipotetica) scatenante. L’importante, in effetti, è che permanga comunque uno stato di preoccupata tensione. Che continua a fare sentire fragili e a rischio. Chi gioca con la psicologia di massa, per interessi di cui è vano qui parlare, lo sa bene. Bisogna rinnovare l’ansia con sempre nuovi teni. Altrimenti si rischia l’assuefazione. Ovvero che si attutisca. E che qualcuno cominci a porsi delle domande. A pensare. Attività estremamente deprecabile e perniciosa.
Dunque, si potrebbe dire che ci sono ansie alla moda, ed altre, ormai, passate, antiquate. Un po’ come i cosiddetti “umori” nel ‘700. Di cui tutti, nella buona società, affettavano di soffrire. Altrimenti sarebbero stati anacronistici. Congreve vi ha costruito le sue più fortunate pièce teatrali.
Oggi l’ansia da COVID, nonostante un notevole numero di nostalgici in mascherina che continuano a fare la fortuna dei fabbricanti di tamponi, è, palesemente, fuori moda. Roba da vecchi e, soprattutto, da ipocondriaci cronici. L’elettorato ideale di Speranza.
La nuova moda estate/autunno sembra invece essere l’eco-ansia. Una moda che ha avuto un grande lancio pubblicitario.
Dopo mesi, anni di preparazione con la Greta, ricevuta dal Papa, da Joe Biden, insignita delle principali onorificenze e di titoli accademici che, un tempo, qualche valore lo avevano….
Dopo le manifestazioni di piazza dei giovani “Gretini”, già ansiosi e ansiogeni per il loro futuro….
Dopo i proclami, velati di aspirazioni malthusiane, del Forum di Davos…
Siamo finalmente giunti al momento culminante.
L’attricetta mancata, e aspirante scrittrice (Sic!) che, con grande pathos, manco fosse Medea, denuncia di soffrire di eco-ansia.
Le lacrime accorate di un ministro. Che, evidentemente, aspira ad essere per l’ambiente ciò che la Fornero è stata per i diritti del lavoro…
Ed il gioco è fatto.
L’eco-ansia dilaga. Ogni giorno qualcuno, più o meno importante, annuncia di esserne afflitto.
Di qui le bottiglie con il tappo ecologico che non si stacca… e che ti riversano il loro contenuto sui pantaloni.
Le auto elettriche, che si incendiano. E che sono fatte sfruttando il lavoro di bambini africani… ma loro non sono ansiosi per il futuro come Greta. Non se lo possono permettere…. devono cercare di non morire di fame…
E le case da mettere a norma. Con spese che avranno l’effetto di deprezzare gran parte degli immobili. E di mettere, letteralmente, sul lastrico centinaia di migliaia di famiglie….
Ma questo che importa?
Conta solo l’eco-ansia dell’attricetta che non riesce a dormire la notte.
E la lacrimuccia di coccodrillo di un ministro per caso…