Non bastano 150mila persone che, in due giorni, invadono una città da 35mila abitanti? Ad Aosta qualcuno ritiene di no e vorrebbe spostare la millenaria Fiera di St.Orso per aumentare l’afflusso di visitatori.
Non più il 30 e 31 gennaio, come da tradizione, ma una collocazione della Fiera nei fine settimana per attirare più turisti tra i banchi degli artigiani valdostani.
Al di là dell’assurdità di cancellare le tradizioni in nome del business, non comprendendo che è proprio la tradizione a garantire il business, non è chiaro quale dovrebbe essere l’obiettivo di una folla non gestibile nelle strette vie del capoluogo alpino. Non a caso quest’anno, a fronte di un calo delle presenze, sono aumentati gli acquisti delle creazioni in legno, in ferro battuto o in pelle.
Perché finalmente i visitatori hanno avuto la possibilità di avvicinarsi alle bancarelle, ammirare le opere esposte, contrattare il prezzo. Tutto ciò che non è possibile fare quando la folla si trascina come un fiume in piena e impedisce persino di sbirciare le sculture e le realizzazioni degli artigiani.
Dunque i numeri eccessivi non rappresentano un toccasana per gli espositori. E creano problemi nei trasporti, nei servizi, nella vivibilità degli aostani. Allora a chi può far comodo il caos dei fine settimana? Sicuramente ai ristoratori. Bar, enoteche, pizzerie, ristoranti vengono presi d’assalto. Code interminabili prima di poter spendere troppo per un’offerta estremamente modesta.
Se la qualità, durante il resto dell’anno, fosse in linea con le proposte culinarie propinate a St.Orso, la grande maggioranza dei locali sarebbe costretta a chiudere. Carbonada che assomiglia ai bocconcini per gatti, polenta liquida, soeupa in cui il formaggio è un miraggio, vino acido. Il tutto servito su tovagliette appiccicose dove si incollano bicchieri ed avambracci. Ma un conto da ristorante di buon livello. Non tutti scadono a questi livelli, ma sono sicuramente troppi gli approfittatori.
A fronte di questa realtà si vogliono condensare in due giorni altre 50-100mila persone, spostando l’evento nei fine settimana? Il modo migliore per distruggere la Fiera, innervosendo i visitatori, facendoli disamorare per i pessimi servizi offerti e penalizzando gli artigiani che espongono i propri capolavori.
Meglio un pubblico leggermente meno numeroso, che possa camminare in tranquillità ascoltando musica tradizionale e popolare dagli altoparlanti o suonata e cantata dai tanti gruppi ufficiali o estemporanei che rendono ancora più affascinante la millenaria Fiera aostana.
Photo credits by Augusto Grandi