Ci sono ancora gruppi che sognano la Corsica italiana e di riappropriarsi di Nizza (anche di Briga e Tenda, ma è un sogno che vale solo per pochi piemontesi) e forse pure della Savoia. Ma sull’altro versante delle Alpi il provocatore Zemmour – candidato alla presidenza di una destra che vuol fermare Marine Le Pen – punta invece a portare la bandiera francese in Valle d’Aosta, Piemonte e Liguria. Oltre che in Catalogna.
In fondo Zemmour, che si crede la reincarnazione di Napoleone, vuole ricreare la situazione imposta dal piccolo grande corso, con il Nord Ovest italiano che faceva parte integrante della Francia e non dell’Italia. Ma poiché il falso destro transalpino, ebreo di origine algerina, non è Napoleone, bisognerebbe capire su quali basi può sognare un simile cambiamento dei confini, anche solo come provocazione.
È evidente che non si tratta di una questione geografica, fisica. È vero che le montagne uniscono i popoli che vivono su entrambi i versanti mentre sono i fiumi a dividerli, però questo potrebbe valere, in teoria, per Aosta e Chamonix, per Cesana e Briançon, al massimo per Cuneo e Nizza. Ma Parigi è molto, troppo lontana. Dunque Alpi (e Pirenei per la Catalogna) restano ad indicare dei confini statali anche quando i popoli hanno la medesima cultura.
Ed allora per Zemmour può forse valere l’aspetto linguistico. In teoria la Valle d’Aosta è bilingue, in Piemonte sino a pochi decenni orsono tutti studiavano il francese e non l’inglese, in molte scuole la Marsigliese si imparava prima dell’inno italiano. Però se si sceglie la strada linguistica, Zemmour potrebbe ritrovarsi in difficoltà. Perché il primo documento istituzionale in francese non è stato redatto a Parigi, bensì ad Aosta. Mentre nella capitale transalpina si utilizzava ancora il latino. Dunque che si fa? Una grande Francia, che supera le Alpi, ma con capitale Aosta per ragioni di primogenitura linguistica?
E non va meglio sul fronte piemontese e catalano. Il francese di Zemmour è la lingua d’oil. Il Piemonte alpino parla la lingua d’oc come il Midi della Francia. Lingua strettamente imparentata sia con il catalano sia con il francoprovenzale valdostano e di alcune vallate piemontesi. Dunque, in una suddivisione linguistica, si recupera la Francia di Vichy, la si stacca da Parigi, e la si unisce con Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria di Ponente e Catalogna? Tutti galloromanzi o gallolatini. Ma allora bisogna allargarsi anche alla Lombardia..
Non una grande Francia, allora, ma due nazioni con un unico governo, ovviamente ad Aosta?
È evidente che la provocazione di Zemmour serve solo a far parlare della sua candidatura di disturbo. Però, se non fosse stato l’ambiguo personaggio a lanciarla, avrebbe potuto rappresentare davvero un primo passo per ridisegnare l’Europa non più degli Stati obsoleti ma dei popoli vivi. L’Europa delle piccole patrie e non degli elefantiaci apparati burocratici. Invece resterà la solita sciocchezza di Zemmour.