Noi buttavamo tutto all’aria, e c’era un senso di vittoria. Come se tenesse conto del coraggio, la Storia.
Ma se la Storia se ne frega del coraggio, figurarsi della paura. Gli indipendentisti valdostani dovrebbero provare a riascoltare Gaber, oltre ai cantautori patoissants. Però non sembra che al momento siano particolarmente interessati alle autocritiche, alle analisi della realtà.
Pays d’Aoste Souverain (Pas) è il movimento indipendentista. Fondato nel 2013 e, secondo i vertici del Pas, avrebbe ora circa 10mila seguaci tra aderenti e simpatizzanti. Non pochi, considerando che gli abitanti della Vallée sono meno di 130mila.
Oltre all’indipendenza, obiettivo finale, rivendicano la Zona franca come prospettiva immediata. Zona franca peraltro già prevista dagli accordi con lo Stato italiano, eppure mai attuata. D’altronde sulla mancata realizzazione della Zona franca, la Valle è in buona compagnia. Basti pensare alle proteste della Sardegna. Forse non sarebbe male pensare ad una collaborazione, ad un’azione comune.
Virus permettendo, s’intende. Perché le dimostrazioni di terrore isterico che hanno caratterizzato la Valle d’Aosta già nei primi giorni di emergenza e di chiusura hanno tranquillizzato il governo romano. Se basta una mascherina per chiudere la bocca agli indipendentisti, perché mai concedere qualcosa? “Perché ne abbiamo diritto”, sostengono al Pas. Vero, ma quando mai i governi concedono qualcosa gratis, solo perché è giusto?
Qualcuno, al Pas, si è accorto della battaglia che sta conducendo la Catalogna? Qualcuno ha studiato il percorso che ha condotto all’indipendenza dell’Irlanda del Sud? Non c’è bisogno di violenze e di scontri, ma almeno un briciolo di decenza in più davanti a un virus..
E poi, magari, qualche alleanza extra regionale non farebbe male. Perché illudersi che sia sufficiente far domanda in carta da bollo per ottenere la Zona franca e poi l’indipendenza, è forse un po’ eccessivo. Almeno consegnare la domanda di persona, senza guanti di sicurezza, rappresenterebbe un segnale. Ma qualsiasi obiettivo richiede uno sforzo collettivo. In primis dei valdostani e poi di eventuali alleati che condividono le medesime battaglie. Che dovrebbero essere soprattutto ideali e non soltanto economiche.
Perché una battaglia per pagare meno tasse o per vendere l’energia ad un prezzo maggiore non suscita l’entusiasmo di chi sta al di là di Pont St. Martin. E gli accordi vanno raggiunti proprio con chi non è valdostano. Serve saper fare alleanze, serve incontrarsi. Anche rinunciando al distanziamento sociale.