Torniamo a discorrere, senza scivolare nel più dozzinale pettegolezzo da portineria, di un fenomeno di costume. Che avviene solo ed unicamente in Italia. Assurdo, disgustoso,incivile. Quello di applaudire ai funerali
Tale usanza, indefinibile più che macabra, avrebbe avuto origine in tempi relativamente recenti.
Con gli “ultimi applausi” a Totò prima, ad Anna “Nannarella” Magnani poi. Attenzione però. Il fatto che si trattasse di grandi artisti giustifica proprio un bel niente.
Ai funerali si partecipa per non far mancare la propria testimonianza, ci si duole, a volte si piange, per chi ha una fede si prega pure. In ogni caso semplicemente si tace.
Altrove qualcuno ha sostenuto, pungolato sul medesimo argomento, che ciò avvenga causa la presenza di microfoni e telecamere. Mentre nelle altre occasioni applausi non ve ne siano. Bella scoperta. Ciò equivale a dire che se muore chicchessia di famoso, tutti a spellarsi le mani. Diversamente se a lasciare questo tribolato mondo è stato il classico signor Nessuno, chissenefrega.
Ma un minimo di verità c’è.
I “talk show” televisivi, di bassissimo costo e ancor più infima qualità, ci aggiornano quotidianamente, con dovizia dei minimi particolari su qualsiasi morte abbia rilevanza per la popolarità del defunto o, diversamente, per modalità le più raccapriccianti possibili con le quali ha avuto luogo. Fasce orarie protette, marameo. Senza contare poi che, causa un’evidente “spinta” emulatoria, dopo un agghiacciante fatto di cronaca nera ne segue a breve come minimo un altro. Grazie allo strombazzare fino allo sfinimento su certe agghiaccianti notizie, portando i microfoni fin sulla soglia delle camere mortuarie. Avvalendosi naturalmente dei preziosi vaticini dei più ineffabili esperti.
Troppo semplice affermare che tale immondizia massmediatica abbia sempre più successo perché si tratta di ciò che la gente vuole. E soprattutto si merita, venendone condizionata.
Vogliamo mettere poi quanto faccia comodo distogliere lo sguardo del popolino da quelli che sono i problemi reali della comunità? La mancanza di lavoro, la miseria, perché no la politica.
Con lacrime e storie da “libro Cuore”. O, se va meglio, con nani e ballerine.
Ma comunque non usciamo dal seminato.
Meglio tornare a quello che era l’argomento originario senza fare troppa e inutile accademia.
Quindi che si venga al dunque senza nascondersi dietro a un dito.Per cui gente, meditate se vi fa piacere. Ma se partecipate alle cerimonie funebri piantatela di spellarvi le mani in interminabili ovazioni. Inutile dilungarsi oltre.
Basta dire che tutto ciò fa schifo.