Gli esami non finiscono mai, diceva Eduardo. Eppure, per me, questi dovrebbero essere gli ultimi. Gli ultimi a scuola, intendo. Ché altri esami ti toccano sempre nella vita. Con i figli. Con le donne… Un giorno…con il più spietato degli esaminatori. La tua stessa…ombra. Che ti segue da sempre. E, prima o poi, ti raggiunge. E ti fa l’esame finale. Senza appello.
Ma oggi parliamo d’esami scolastici. O meglio, di Esami di Stato. Quelli che, un tempo, venivano detti di Maturità. Tempo non lontano, ma, paradossalmente, remoto. Ché parlare di maturità, ovvero di aver raggiunto un equilibrio psicologico, una formazione culturale, una qualche competenza tale da mettere in grado di affrontare la vita, sarebbe, oggi, decisamente anacronistico. La nostra è epoca di tristi emuli, spesso ultracinquantenni, di Peter Pan. Dove si passa da una prolungata infanzia, ad una squallida senescenza. Senza mai diventare davvero adulti.
Comunque, Esami di Stato. Ma anche questa definizione appare, ormai, impropria. Perché ci dovrebbe essere uno Stato, che definisca e sancisca, in certo qual modo, quali debbano essere le conoscenze e, nel linguaggio caro ai pedagogisti, le competenze per essere davvero suoi cittadini. A pieno titolo. Ma questo Stato è come, appunto, l’isola di Peter Pan. Non c’è.
Comunque, oggi è il giorno della, cosiddetta, preliminare. Si riunisce la Commissione. Con il Presidente. Un rito mai interrotto, nonostante il Covid. È una riunione cui viene data molta importanza. Fondamentale. Tanto che è previsto possa prolungarsi anche al giorno successivo. Ed è infatti una riunione perfettamente inutile. Oggi più che mai, visto che i Commissari d’Esame sono tutti interni. Ci conosciamo tutti e conosciamo i ragazzi da esaminare. Da anni.
Però dobbiamo controllare i programmi delle nostre materie. Se sono adeguati. I programmi che abbiamo scritto noi. Per noi stessi. Una forma, grave, di autismo. Obbligato dalla Ordinanza Ministeriale. Che è come le Tavole della Legge. Discesa dal Sinai ovvero MIUR, per illuminarci lungo la via che conduce alla salvezza.
È una palese assurdità. Eppure ci sono Commissari, ovvero professori, che la prendono tremendamente sul serio. Sembrano tarantolati. Le regole vanno rispettate! Le forme! È un esame! È una cosa seria!
Che poi questo venga dopo quasi tre anni in cui la scuola è stata svuotata di ogni senso (anche con il loro contributo) non conta. Conta solo l’ordinanza. E se provi a dire qualcosa in controtendenza…ti guardano biechi. E bieche…
Paradossale. Sono gli stessi insegnanti che sbomballano tutto l’anno gli allievi con lezioni, corsi ed altro sulla Shoah, Auschwitz, ed altro. Poi, però, ti vengono a dire che ciò che conta è ottemperare all’ordinanza. Quindi obbedire agli ordini. Quali che siano. Mah…
Non c’è più alcun obbligo di portare la mascherina a scuola. Il TAR è stato chiaro. E l’ineffabile ipocondriaco della Sanità ha dovuto abbozzare. Però nella mia Commissione senza maschera sul volto siamo in due. Gli altri ci guardano con palese paura… Poi, nel corso di una interminabile, inutile, mattinata, il caldo diventa insopportabile. Asfissiante. Anche perché la scuola è uno scatolone di cemento armato. E qualche collega, in palese debito di ossigeno, comincia ad abbassarla. Altri resistono impavidi. La paura è troppo forte. Però hanno gli occhi strabuzzati. Ho visto triglie alla livornese con sguardo più vivace…
Con la storia che la Commissione è, oggi, formata solo da docenti interni, più un Presidente esterno, si è venuta a creare una situazione proprio divertente. Gli insegnanti di materie d’esame sono tutti impegnati. Quindi i presidenti vengono, inevitabilmente, scelti, o meglio presi di peso da materie che oggetto d’esame non sono mai. Col risultato che ti trovi uno che insegna al professionale alberghiero come servire in tavola ai futuri camerieri, che presiede una Commissione del Classico o dello Scientifico. Quindi che ha, o avrebbe diritto di dire una parola fondamentale su come uno studente ha tradotto il greco di Platone o risolto un’equazione…
Che ci volete fare? Siamo nell’epoca del governo dei migliori. Dei tecnici. Delle competenze..
Il nostro presidente si aggira nell’aula come Alice nel Paese delle Meraviglie. Deve essere una brava persona. Ma…senza una direzione gli insegnanti discutono di tutto all’infinito. Senza freni. I famosi dotti teologi di Bisanzio, che ragionavo del sesso degli angeli con le armate di Mehmet il Conquistatore alle porte, al confronto erano gente concreta. Con i piedi ben saldi a terra.
La mattina va avanti così…. I turni di sorveglianza agli scritti… Io preferirei… Io giovedì ho un impegno… Io…. Io… Io…
Predisporre i temi interdisciplinari per l’orale. Qualche studente potrebbe recitare Meriggiare di Montale, collegandosi all’ora d’esame (presumibilmente le 12) e quindi a Scienze, e stando su un piede solo. Educazione Fisica.
Paradosso? Credetemi, non siamo tanto lontani dal vero.
Poi, di colpo, senza una ragione, il Presidente chiude la riunione. Esco. All’idea che è l’ultima preliminare della mia vita, provo un, profondo, senso di sollievo.