“C’è sempre un grano di pazzia nell’amore, così come c’è sempre un grano di logica nella pazzia”. Così Nietzsche inquadra bene due fenomeni che caratterizzano la mente e il cuore dell’uomo quando sconfinano travalicando i limiti della ragione.
Ho pensato di introdurre con questo titolo un argomento particolare, a risposta di tanti che mi chiedono di fare, dopo Macron e Conte, anche un profilo psicologico di Draghi.
La faccenda è complessa, perché mentre Macron è uno psicopatico di alto livello, e come tale libero nelle sue decisioni, Conte è stato solo un passacarte di modeste dimensioni, Draghi, invece, è un esecutore coordinato di ordini e un agente tattico di strategie decise e organizzate da altri.
Quando sento parlare di follia nei decreti, nelle ingiunzioni, nelle prescrizioni, nelle persecuzioni poste in essere da questo governo, sono costretto ad una precisazione che spero non pedante.
Ogni delirio ha una sua logica interna, e ogni delirante ha una motivazione che lo sostiene. In alcuni c’è quello della gelosia, in altri della vendetta, in altri l’onnipotenza e la volontà di distruzione.
Draghi rientra in quest’ultima categoria nosografica. Al netto dell’inconsistenza delle opposizioni, lui pontifica, sermoneggia, decreta, ingiunge, proclama, preconizza, profetizza, definisce assoluzioni o sancisce penitenze. Lui non è un presidente del consiglio, ma un Ministro del Culto globalista, della finanza internazionale e dei poteri economici transnazionali. È l’officiante del vitello d’oro del Nuovo Ordine Mondiale.
“Allora vidi dal mare montare una bestia […] E il drago diede a lei la propria forza, e il trono e l’autorità grande. […] E che a tutti, umili e grandi, ricchi e poveri, e liberi e gli schiavi, si imprimesse un segno sulla mano destra o sulla fronte, sì che nessuno potesse comperare o vendere se non ha quell’impronta col nome della bestia, o la cifra del nome suo […] e il numero è seicentosessantasei”.
Draghi è un simbolo: della liquidazione degli stati sovrani, del ceto medio, dei piccoli e medi imprenditori, della sanità pubblica e dell’educazione scolastica, del lavoro giusto e dignitoso; della sopraffazione dell’affarismo delle multinazionali, della prevaricazione dei decreti sulle leggi, della prepotenza del sistema sui diritti individuali e collettivi, dell’accentramento oligarchico sulle dinamiche democratiche.
Draghi è il “segno” della devastazione ellenica, nonché “marchio” premonitore di quella italica.
La truffa pandemica verrà svelata, e la copertura giudiziaria sarà rimossa: <<e la bestia fu presa e con essa lo pseudoprofeta che aveva compiuto quei prodigi dinnanzi a essa, mediante i quali aveva sedotto quanti avevano avuto l’impronta della bestia e adorato la sua effige>>.
Perché, chi ha pensato che Draghi fosse l’uomo del destino per la salvazione dell’Italia dovrà ricredersi; per usare la metafora della Genesi: Draghi non è il Noè dell’Arca, ma il diluvio o, quanto meno, il sabotatore che toglie il tappo alla già fragile imbarcazione.