“Ma come se potrebbe fa’ a vive’ senza aria condizionata?” mi dice il taxista che mi sta riportando dalla stazione. “Qui è un caldo de’ inferno. Senza non se dorme. E se more…”
Come sempre, in questa stagione, si parla del caldo. E della necessità di usare l’aria condizionata. Una necessità vitale. Irrinunciabile.
Cosa usuale. L’allarme caldo è, ormai una costante. Soprattutto in quel mese a cavallo fra Luglio e Agosto. Quello che i Romani (quelli veri, quelli che costruirono un Impero) erano usi definire Canicola. Perché alta all’orizzonte si staglia la costellazione del Cane. E gli uomini di un tempo guardavano il cielo e gli astri molto più di noi…
“Seu rubra Canicola findit/infantes statua” dice Orazio nei Sermones, più noti come Satyre. Perché la stella più luminosa della costellazione del Cane Maggiore, è Syrio. E il riverbero della luce di Syrio, in questo periodo, appare rossastro. Tinge ogni cosa di rosso.
E poi ne parla Seneca, nelle Naturalis Quaestiones. E Plinio il Vecchio, nella sua monumentale Storia Naturale e…
Insomma, per i romani, la Canicola era la Canicola.. Il grande caldo. L’afa. Una luce rossa nel cielo notturno.
Però non facevano drammi. Il volgere delle stagioni veniva vissuto e accettato per quello che era. Naturale. Inutile lamentarsi. Anzi, manco passava loro per la testa. D’estate faceva caldo. D’inverno freddo. Punto. E non avevamo né riscaldamento centralizzato, né tanto meno aria condizionata.
Ed è stato così a lungo.
Fino ad epoca recente. Anzi, recentissima. Ricordo che a casa della mia bisnonna non vi era il riscaldamento. Nei mesi freddi si viveva in cucina, col calore del fuoco. Le altre stanze rimanevano pressoché chiuse. E in camera da letto si saliva con lo scaldino pieno di braci. Da infilare sotto le coperte. Quando era caldo, invece, si accostavano gli scuri. Per non fare entrare lo scirocco. E la casa, in campagna, restava abbastanza fresca, nella penombra.
Certo, non erano case di oggi. I muri erano spessi. E tenevano fuori sia il caldo che il freddo eccessivo. Oggi, le pareti diventano roventi in estate. Gelide in inverno. Così ti costa un botto il riscaldamento. E ancor di più il condizionatore. Logica da società dei consumi. Tutto calcolato per speculare…
Vero è che siamo diventati sempre più insofferenti ai mutamenti climatici. Vorremmo vivere in una perenne primavera. Senza sbalzi. E cerchiamo di costruirla artificialmente.
Molti anni fa, sul Tg4, quell’ineffabile umorista involontario che era diventato Emilio Fede a fine carriera – perché va detto che, un tempo, era stato un signor giornalista e reporter – lanciava accorati allarmi per il caldo eccessivo. Era presente in studio un meteorologo. Uno vero. Un colonnello della Areonautica. Interpellato, con toni apocalittici, sulla calura, rispose con aria seccata: “senta dottor Fede, da che mondo è mondo, d’estate fa caldo, d’inverno fa freddo. Punto.”.
Già… Caldo d’estate, freddo d’inverno. Natura. Ma noi non accettiamo più la natura per quella che è. Anzi, la avvertiamo sempre di più come la Grande Nemica. Anche se poi ci riempiamo la bocca di ambientalismo, tutela della natura e altre cose farlocche.
Perché, in realtà, stiamo facendo di tutto per sottrarci alla natura. Per chiamarci fuori. Vorremmo vivere in realtà artificiali. In cupole climatizzate, completamente sottratte al clima stagionale. Ci arriveremo presto. Anzi, in alcuni paesi dal clima estremo, e sorpresi da improvvisa ricchezza, è già così…
Beh, e che c’è di male? Dirà qualcuno. La tecnica, il progresso deve rendere la nostra vita più facile. Piacevole e sicura…
Però, vedete, il nostro corpo, e anche la nostra psiche, hanno bisogno non di uniformità, ma di varianti. L’alternanza caldo/freddo stimola l’ organismo. Lo rende più forte. Resistente. Cercare di sfuggire a questo, ci indebolisce. È come assumere di continuo medicine, per evitare le malattie. A tutta prima sembra una garanzia di salute. Ma, poi, si rivela pernicioso. Diventiamo fragili. Troppo fragili.
A livello psichico non è diverso. Il freddo ci porta a chiuderci in noi stessi. A pensare. Il caldo ad aprirci al mondo. A percepire e sognare. Sono necessarie entrambe le cose. Come la sistole e la diastole. Quello che perseguiamo è, al contrario, un elettrocardiogramma piatto. Per non parlare dello encefalogramma….
Perché alla fine si torna sempre a questo. Al rinunciare alla vita per paura di morire. La tabe che corrode il nostro tempo.
Ma insomma tu non usi l’aria condizionata neppure con un caldo afoso, estremo, come quello dei giorni scorsi?
No. Non la uso. Il caldo mi dà fastidio. E molto. Ma sı tratta di resistere solo poche settimane. Una manciata di giorni…poi cominceremo a lamentarci della pioggia. E del freddo. E a rimpiangere l’estate. Tanto per cambiare…
Però quest’anno c’è stata, ad inizio stagione, una variante…insolita. Rappresenta da Mario Draghi. Che, in un memorabile discorso – uno di quelli che fanno di lui uno statista superiore a Cavour e Bismark – ci ha caldamente (sic!) invitati a rinunciare al condizionatore. Per sconfiggere Putin. E portare al trionfo la democrazia. In Ucraina e nel mondo.
Beh, un discorso che mi ha davvero colpito. Tanto che sono stato tentato di correre a comprare un condizionatore. E farlo andare a manetta per tutta la stagione….