Fuori, l’aria di Aprile si è fatta pesante. Improvvise nubi, gravide di pioggia, hanno oscurato il sole del mattino, che scintillava, finalmente, di primavera.
Aria pesante. Se non ricordo male, il titolo di un romanzo dell’ineffabile Woodheause. Seguito da “Lampi d’estate”. Il Castello di Blandings, l’ecceetrico Lord Emsworth, con la sua adorata scrofa – autentica femmina di maiale, nessun doppio senso – l’Imperatrice. Tresche amorose, intrighi comici, l’on. Galahad, il cadetto scaltro e viveur… La leggerezza della penna del più grande umorista inglese…

Ma qui l’aria è solo pesante, greve. Senza alcun umorista capace di descriverla. Un bubbolio lontano, si potrebbe dire col Pascoli. Un bubbolio che, però, poco alla volta si avvicina, intensifica, ingigantisce. Diviene tuono. Anzi, successione di tuoni, autentico frastuono. Assordante.
Poi, finalmente… no, non piove. Grandina. Una grandinata violenta, chicchi grossi come ghiaia. Li sento battere frenetici sulle imposte. Li vedo rimbalzare sul terrazzo. Sui cofani delle auto parcheggiate.
Resto lì. A guardare. Ed ascoltare. L’immagine della natura, un tempo, veniva letta come se fosse un libro vivente. Si traevano presagi dal suo mutare. Dai fenomeni insoliti. Dai bruschi mutamenti.
Non era superstizione. Non erano strane credenze. Era, piuttosto, la capacità di fare silenzio. Di tacitare quel perenne ronzio di pensieri, istinti, sentimenti che solitamente ci domina. E ci rende ciechi e sordi.
Nel silenzio, invece…
Già, cosa avrebbe visto, cosa ascoltato in questo l’uomo di un tempo? Non dico un Augure o un Druida, educato alla scienza del mistero. Ma un uomo semplice. Un pastore latino che si preparava per i riti di Pales… Un viandante che trovava, in una spelonca, rifugio al fortunale…
E già nel termine, fortunale, è insito il senso di sorte, fatalità… Minaccia, rischio incombente…
Le nubi che addensano. Il tuono che si avvicina. Improvvisa e violenta la grandine. Imprevista. E inattesa. Non era nelle previsioni Meteo.
Poi la pioggia. Che si fa fiumana. E ruscella sull’asfalto sconnesso… La guardo. Un flusso fangoso, sporco, che dilava la strada. Trascina bucce, pezzi di carta, mozziconi di sigarette. E alcune mascherine. Putride.

Dopo un po’ – non so dire quanto – mi scuoto. Torno a sedermi. Prendo lo smartphone e scorro le ultime notizie…
In Ucraina è guerra. Aperta. Non più tra Kiev e i ribelli del Donbas. Le truppe ucraine avrebbero scatenato un’offensiva che sta coinvolgendo i russi.
Washington sta mandando armi, rifornimenti, probabilmente truppe a Kiev. Londra sta dislocando aerei da guerra in Romania. La flotta di Mosca sta sigillando tutti i porti del Mar Nero. Quella americana preme dagli accessi del Bosforo e dei Dardanelli…
Notizie. Tante. Così, colte alla rinfusa. A fatica distinguibili tra la usuale, monotona, ossessiva narrazione del Covid, della Pandemia, dei vaccini..
In tante voci, sono, per ora, flebili echi … Una sorta di… bubbolio lontano.
L’aria , però, è pesante…