Tanti i libri usciti, e che usciranno, per celebrare i settecento anni dalla morte di Dante Alighieri. Ce n’è davvero per stuzzicare qualunque palato.
Per i più piccoli sono usciti “Dante era un figo” (Il Battello a Vapore) della professoressa Annalisa Strada, o “Vai all’inferno, Dante!” (Rizzoli), del giornalista Luigi Garlando. Per gli adulti “Dante a piedi e volando. La Commedia come racconto di viaggio” di Marco Bonatti (Terra Santa), o il romanzo fantasy “L’ora dei dannati – L’abisso” di Luca Terenzi (Giunti), primo di una trilogia. E ancora “Le donne di Dante” di Marco Santagata (Il Mulino) e persino “Dante in Love” (Giunti) di tal Giuseppe Conte, che crediamo sia un omonimo del ben più noto “Giuseppi”.
Ma tra i libri in tema usciti di recente spicca “Dante di Shakespeare – Amor ch’a nullo amato” di Monaldi&Sorti (Solferino, pp.539, €20,00).

I due autori, i cui libri pubblicati e tradotti in tutto il mondo contano ormai milioni di copie vendute, non sono mai stati apprezzati dalla critica di casa nostra. Forse per via dello scandalo suscitato da loro “Imprimatur” in cui si dimostrava che un papa canonizzato dalla Chiesa in realtà era un poco di buono.
Per questo motivo il nuovo lavoro è stato pressoché ignorato, malgrado sia stato distribuito anche in abbinamento con il Corriere della Sera.
La sfida dei due autori è quella di immaginare la fortuita scoperta di un testo teatrale di Shakespeare che come tema ha la vita di Dante. Un esperimento decisamente coraggioso, dal momento che si tratta di clonare lo stile del bardo di Stradford per immaginare la vicenda terrena del sommo poeta, sulla quale, come si sa, esistono pochissime certezze.
Per di più questo è soltanto il primo volume di una trilogia che sarà completata, affermano gli autori, nei prossimi due anni. In questa si immagina l’infanzia, la formazione e l’adolescenza di Dante.
Muovendo dalla certezza che Shakespeare conoscesse La Commedia, fatto dimostrato nell’ampia appendice che accompagna la narrazione, Monaldi&Sorti hanno deciso di far incontrare i due massimi poeti dell’Occidente in un’unica opera. Al solito si sono documentati nei minimi dettagli, come già fecero con la trilogia di Salaì, dedicata alla figura di Leonardo Da Vinci.
Dante non gode di buona salute: fin da bambino ha spesso crisi di epilessia durante le quali ha delle visioni che anticipano diverse scene della Commedia. La sua crescita culturale è sì basata sugli insegnamenti del maestro Brunetto Latini, ma muove dal misticismo ereditato dalla madre e si confronta con la cultura del suo tempo, che vede in Aristotele e in Tommaso d’Aquino il superamento del modo di pensare medievale in favore del primato della Ragione.
Il tutto viene inserito in una minuziosa descrizione degli ambienti e delle atmosfere che caratterizzano la seconda parte del XIII secolo, visto non tanto con gli occhi del “Bard of Avon”, quanto piuttosto degli stessi autori.

Ne scaturisce una lettura intrigante e a tratti affascinante, dalla quale potrebbe persino nascere una serie televisiva. “La Rai – hanno detto gli autori in una recente intervista – ha annunciato al Cda e al MIA di voler fare la serie, ed è il momento giusto: mentre la BBC da decenni esporta il suo Shakespeare in tutto il mondo, su Dante la nostra tv pubblica era ferma a un vecchio docudrama del 1965. Ma essendo adesso arrivata a capo di Rai Fiction una donna di letteratura come Maria Pia Ammirati, gli auspici sono ottimi”.
Per il momento ci dovremo accontentare di questo primo “Amor ch’a nullo amato…” in attesa dei due volumi successivi.
1 commento
Sono un tal Giuseppe Conte, scrittore, premio Viareggio, finalista Strega, Premio
Internazionale Janus Pannonius (il più importante al mondo per la poesia) , tradotto
in molte lingue, che ha tenuto conferenze e letture in 33 paesi del mondo,
presente con una voce sulla Treccani prima che il suo omonimo comparisse
dal nulla… Questo solo per ricordarvi che quado si scrive un nome, prima di
schiaffarci un “tal”, sarebbe opportuno informarsi un pochino, anche solo
un pochino… se non si fa la figura degli ignorantoni… (anche se oggi sono
di moda)