La Brexit creerà grossi problemi di tipo finanziario all’Europa Comunitaria.
È quanto emerge dall’allarme lanciato pochi giorni fa da Commissione e Parlamento Europeo
L’uscita della Gran Bretagna dal sistema causerà infatti un buco tra i 10 e i 13 miliardi di Euro ogni anno per i prossimi sette.
Una bella gatta da pelare che, con ogni probabilità, impedirà all’Unione di finanziare nuove iniziative quali le politiche europee nel settore della difesa, la gestione dei flussi migratori e la lotta ai cambiamenti climatici. Tutti progetti che erano stati annunciati negli scorsi mesi.
Ma non basta. Già si parla di tagli per tutte le politiche attuali. Uniche eccezioni per le quali si chiede un aumento della dotazione sono i programmi Erasmus+ e Horizon post-2020 su ricerca e innovazione.
Per la Pac i tagli possibili sono del 15% (-3,5 mld per l’Italia) o 30% (-9,7 mld per l’Italia), mentre per la politica di coesione le sforbiciate considerate sono del 25% o 33%. Nel primo caso solo il Mezzogiorno resterebbe sotto l’ombrello dei fondi strutturali, mentre nel secondo tutta l’Italia ne risulterebbe esclusa insieme all’intero blocco dell’Europa centro-occidentale. Il che si trasformerebbe in un’autentica catastrofe per il nostro paese.
È pur vero che, recentemente, il commissario a cui fa capo il dossier, il tedesco Guenther Oettinger, ha detto che il taglio potrebbe essere limitato al 5%. Ma al momento la sua è soltanto un’opinione fra le altre.
E non è ancora tutto. Infatti, a fronte dei mancati introiti provenienti dalla Gran Bretagna, la Commissione ha proposto d’incrementare il bilancio comunitario fino all’1,19% del Reddito nazionale lordo Ue, anche mediante un nuovo sistema di tassazione comunitario.
Sulla stessa linea il Parlamento Ue, che rilancia chiedendo di arrivare fino all’1,3% del Rnl. Insomma: nuove tasse per tutti.
Molte voci si sono già alzate per esprimere il proprio dissenso in merito, dal Comitato Europeo delle Regioni ai governi di Paesi Bassi, Austria, Svezia, Finlandia e Danimarca. Manca l’Italia, naturalmente, perché al momento un governo non ce l’ha.
In ogni caso il prossimo 2 maggio la Commissione Ue presenterà la sua posizione ufficiale sul futuro bilancio. Poi la palla passerà agli Stati, che devono votarlo all’unanimità previa approvazione del Parlamento Europeo. Strasburgo, che come l’Esecutivo punta a concludere la procedura entro le elezioni europee del 2019, può approvare o respingere a maggioranza assoluta la posizione dei 27, ma non emendarla.