Cari lettori,
come avrete potuto notare dai nostri canali social , Magazine vi ha condotto alla scoperta delle molteplici mostre d’arte ed eventi che hanno avuto luogo durante la settimana dell’arte torinese. La Art Week si è conclusa ma l’eco degli eventi continua a riecheggiare ancora oggi. Anche quest’anno la regina indiscussa della famosa manifestazione dedicata all’arte contemporanea è stata senza ombra di dubbio Artissima.
Evento maestoso che, al netto della palesata volontà del neo sottosegretario Vittorio Sgarbi, ha rappresentato e rappresenta uno dei vanti della nostra città. Una manifestazione ambiziosa con una spiccata vocazione internazionale che anche quest’anno non disattende le aspettative: 174 gallerie presenti in fiera, provenienti da 28 Paesi e 4 continenti, 20 mila metri quadri di spazio espositivo dedicato e, per la prima volta, il riconoscimento governativo del patrocinio del ministero della Cultura. Trent’anni di lavoro attento, coraggioso ed innovativo hanno permesso ad Artissima di confermarsi faro dell’arte contemporanea e questo è stato ripagato dal pubblico e dai galleristi presenti, in molti infatti affermano di essere entusiasti sia in termini di visibilità, di qualità del pubblico presente e di vendita delle opere esposte.
Non voglio parlare in generale ma, come da mia prassi, ho deciso di racchiudere in questo articolo solo ciò che ha colpito la mia attenzione e quindi ha sedotto il mio cuore.
La prima Galleria che ha destato la mia curiosità è stata la Galleria Enrico Astuni di Bologna in cui è stata esposta una bellissima installazione dell’artista David Medalla, l’opera si chiama CLOUD CANYONS (Bubble machines auto-creative sculptures), del 2016, che è una riflessione sul monocromo, sul bianco, sulla spiritualità della pittura suprematista, sulla eliminazione della distanza tra lo spazio fisico e quello mentale. Scegliendo un medium che si autodistrugge, l’artista mette in discussione i parametri della scultura tradizionale, come quello della solidità e di permanenza, ed evoca nello spettatore lo stupore dell’attesa e l’epifania dell’evento in dialogo con il materiale e con la sua vitalità.
Durante il mio tour nel vasto perimetro dell’Oval mi sono imbattuta in un’opera contenuta all’interno del corner della Galleria Casini di Livorno, si tratta di una installazione che rappresenta una scritta al neon rossa: “THE DECLINE OF THE NATION STATE AND THE END OF THE RIGHTS OF MAN”. Chiedo immediatamente al gentilissimo proprietario della Galleria Sig. Gian Marco Casini di raccontarmi il significato e i confini dell’opera.
B. “Caro Gian Marco mi racconti l’opera che sto guardando e mi parli dei momenti più significativi della vita dell’artista?”.
G.C.: “L’opera è di Margherita Moscardini, la quale indaga le relazioni tra processi di trasformazione di ordine naturale, urbano e sociale appartenenti a specifiche aree geografiche. La sua pratica privilegia il processo e i progetti a lungo termine che generano interventi in larga scala, disegni, scritti, modelli in scala, video documenti ed installazioni al neon come questa che ha deciso di portare ad Artissima”.
La scritta cita il titolo del nono capitolo del libro “Le origini del totalitarismo” di Anna Arent, la tematica di questa opera riprende il concetto di cittadinanza ed immigrazione, tema oggi molto discusso e originatore di molteplici dibattiti. Anna Arent nel suo libro ci dice che dopo lo scoppio della Seconda Guerra mondiale il concetto di cittadinanza è esploso con tutte le sue accezioni a volte negative quali riferibili al sangue ed alla morte. La scrittrice era una apolide tedesca che è scappata dalla Germania per sfuggire alle leggi raziali antiebraiche.
“Rendere pubblica questa frase oggi significa porre l’attenzione su questa tematica e quindi richiamare e sensibilizzare il fruitore dell’opera alla problematica relativa ai rifugiati ed i profughi che all’interno del sistema europeo non ricevono l’accoglienza adeguata”.
Procedendo per i colorati corridoi mi sono imbattuta nella Galleria Rossi & Rossi dove il Direttore Ribero mi racconta dell’artista nepalese Tsherin Sherpa.
Ho adorato subito i quadri di questo giovane artista; la tradizione e l’innovazione si fondono in meravigliosi dipinti che non possono che stupire.
Prima di andare via pongo ancora una domanda al direttore: “soddisfatto dell’edizione 2022?”, la sua risposta, essendo io torinese di adozione, mi inorgoglisce: “molto… sia in termini di pubblico sia da un punto di vista di vendita!”
Tra un’opera e una scultura, una installazione ed una intervista mi imbatto nell’On. Sgarbi al quale chiedo di suggestionarmi e indicarmi qualche opera a suo sentimento interessanti.
Ci dirigiamo insieme al corner dell’artista tedesco Robert Grunenberg dove ho il piacere di gustare una improvvisata quanto inattesa spiegazione delle opere esposte, Artissima è anche questo!
Ci vediamo alla prossima edizione.