Il 30 giugno è uscito nelle librerie “Artù, Lancillotto e il Graal”, un corposo (1152 pagine) volume di Millenni Einaudi.
Si tratta del primo di quattro tomi che l’editore di via Biancamano ha deciso di affidare alla cura di Lino Leonardi per colmare una lacuna che da secoli impediva, non solo agli specialisti ma ai comuni lettori, di conoscere una delle opere più importanti ed influenti della letteratura europea: vale a dire il ciclo di romanzi in antico francese che gli studiosi conoscono con il titolo Lancelot-Graal, o ciclo della Vulgata.
Quando nel 1972 uscì “il Mistero del Graal” di Julius Evola, molti giovani che si riconoscevano nelle idee del grande pensatore tradizionalista si lanciarono alla ricerca dei testi ai quali l’autore di “Rivolta contro il mondo moderno” faceva riferimento. Ed alcune case editrici si affrettarono a proporre libri fino ad allora sconosciuti e inediti.
Mai però si era pensato di dare alle stampe in modo sistematico l’enorme corpus di opere in prosa legate al mito di Re Artù e al Ciclo Bretone, che dal Basso Medioevo in poi aveva esercitato uno straordinario influsso sull’immaginario, non solo narrativo, della cultura occidentale.
Questo primo volume raccoglie i romanzi “Storia del Santo Graal, La storia di Merlino e Il seguito della storia di Merlino”. L’autore, o gli autori, sono ignoti. Si sa soltanto che i racconti vennero composti nel XIII secolo in una località sconosciuta della Francia del Nord. Pertanto si tratta di una volgarizzazione di narrazioni precedenti andate in buona parte perdute, vuoi per l’impossibilità di reperire le poche copie che circolavano all’epoca, vuoi perché gran parte di quelle leggende erano tramandate per via orale.
Per questo motivo l’opera che oggi viene riproposta è la versione “cristianizzata” quella che, per fare solo un esempio, considera il Sacro Graal la coppa utilizzata da Gesù nell’Ultima Cena e nella quale Giuseppe di Arimatea avrebbe raccolto il sangue di Cristo. Una tradizione che, per quanto fortunata, non coinciderebbe con le tradizioni e le narrazioni precristiane e pagane da cui la saga ha preso origine.
Va detto tuttavia che gli scritti che oggi vedono di nuovo la luce hanno avuto nei secoli una diffusione enorme. Come dimenticare il riferimento che Dante ne fa nel V canto dell’Inferno, laddove Paolo e Francesca leggevano “un giorno per diletto di Lancialotto come amor lo strinse”; o i mille riferimenti che, passando per il Boiardo e l’Ariosto de “L’Orlando Furioso”, arrivano fino a Tolkien e a Harry Potter. Tutti autori che pagano un tributo importante a quest’opera che oggi ci viene offerta nella sua versione integrale.
In seguito usciranno il dittico dedicato a “Lancillotto del Lago”, quello su “La Ricerca del Santo Graal” e l’ultimo che narrerà la “Morte di Re Artù” a cui si ispirò John Boorman per il film Excalibur del 1981.
Peccato che ciascun tomo richieda un non trascurabile esborso da parte dei lettori interessati, dal momento che già questo sarà acquistabile alla cifra di 90,00€.
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