Cadono le accuse di doping risalenti al 2016: è stato assolto Alex Schwazer. Il campione altoatesino torna a marciare – forse verso le Olimpiadi. Il marciatore italiano definisce questa sentenza inaspettata come “il trionfo più bello“.

Le tappe della vicenda Schwazer
La prima positività: 2012
Alla vigilia dei Giochi Olimpici di Londra 2012, a seguito di un controllo a sorpresa effettuato dall’AMA (Agenzia Mondiale Antidoping), Schwazer risulta positivo ad alcune sostanze dopanti, e viene escluso dalla propria squadra. In seguito, il campione dichiara la propria versione dell’accaduto e, piangendo durante una conferenza stampa, ammette di essersi dopato. Crolla, allora, il mito dell’altoatesino che perde fama, fiducia e sponsorizzazioni e ottiene, invece, uno stop di 42 mesi per la positività riscontrata. Speranzoso, Schwazer torna ad allenarsi poiché tale squalifica gli permetterebbe, in ogni caso, di tornare a gareggiare a Rio nel 2016.
Paradosso nel paradosso: l’oro nel 2013
Durante l’estate 2013, il campione ormai “marchiato a fuoco” riceve una medaglia d’oro datata Europei di Barcellona 2009. Il premio era stato inizialmente assegnato al russo Emalyanov risultato, successivamente, dopato. Nello stesso anno, Schwazer “pospone” lo sport e si concentra sullo studio universitario per un breve periodo: nell’inverno 2013 torna ad allenarsi, ormai 29enne.
Tra patteggiamenti e squalifiche: 2014 – 2015
Nel dicembre 2014, il marciatore altoatesino continua gli allenamenti, sperando di poter gareggiare alle prossime Olimpiadi. Dinanzi alla Procura di Bolzano, Schwazer patteggia 8 mesi di pena pagando 6000 euro di multa ma, nel febbraio 2015, ottiene un prolungamento della squalifica di altri 3 mesi. Il motivo? Aver rifuggito il prelievo del campione biologico nel 2012. Il maratoneta però non si arrende, e ricomincia ad allenarsi a fianco di Sandro Donati, paladino e simbolo della lotta al doping, sperando di riacquisire credibilità e ricominciare “pulito”.
In marcia verso Rio: 2016
A seguito di un percorso di riabilitazione e dell’avvicinamento al termine del periodo di squalifica, la FIDAL (Federazione Italiana di Atletica Leggera) reintegra l’atleta, pronto per il Brasile. Nella primavera dello stesso anno, Gianmarco Tamberi assieme a Margherita Granbassi attaccano l’altoatesino, sostenendo sia una vergogna per la nazionale italiana. Scaduta la squalifica, nel maggio 2016 in occasione dei Mondiali a squadre di Roma, Schwazer ottiene un risultato stupefacente: 50km in appena 3 ore e 39 minuti; così l’azzurro si guadagna un posto alle Olimpiadi. Solamente un mese dopo aver totalizzato un risultato che sembrava averlo scagionato, l’annuncio shock; a seguito di analisi effettuate dalla IAAF a Vipiteno (International Association of Athletics Federations), il campione biologico prelevato dall’atleta rileva un’anomalia che segnala la presenza di anabolizzanti steroidi.

L’incubo Schwazer: il campione positivo
Nel 2012 era andata diversamente; il campione aveva ammesso le proprie colpe e confermato l’esito delle analisi. Durante l’estate 2016 invece, l’altoatesino non si arrende e si oppone al verdetto, cercando la redenzione. A luglio, si fa strada un’altra ipotesi avanzata da Donati, l’allenatore, secondo cui qualcuno avrebbe manomesso i risultati degli esami antidoping per impedire ad Alex di partecipare alle Olimpiadi. A seguito di un ricorso al Tribunale Sportivo di Losanna, che offre un’udienza straordinaria per approfondire il fatto, l’azzurro parte alla volta di Rio. Purtroppo, il 10 agosto il TAS conferma le rilevazioni della IAAF, squalificando Schwazer per ben otto anni, lasso di tempo durante il quale lo stesso accusato ha lottato nella speranza di ottenere giustizia.
LA svolta: SCHWAZER assolto, è innocente
Sicuramente l’esclusione del campione dai Giochi Olimpici di Rio 2016 rappresentò un grande smacco per il marciatore che già nel 2012 aveva compromesso la propria reputazione. Quasi cinque anni dopo però, arriva una sentenza inaspettata che sconvolge la sorte del marciatore. Il Tribunale di Bolzano ha archiviato il caso affermando “l’insussistenza del fatto” che, nel 2016, ha visto Alex Schwazer al centro di un processo d’accusa per doping. Dopo anni di sofferenza, l’atleta afferma di aver raggiunto il suo più grande trionfo, “più grande dell’oro di Pechino”, dice. Durante questo periodo trascorso lottando, l’azzurro sostiene di aver maturato l’obiettivo di ottenere giustizia e fare chiarezza sulle incongruenze riscontrate nelle prove contro di lui. La speranza era, ovviamente, quella di tornare a gioire dei propri meritati successi sportivi.
Schwazer assolto sogna le Olimpiadi
Nonostante arrivare alla sentenza sia stato difficile, Alex non si è mai arreso e afferma di dovere questo successo alla famiglia e ai suoi angeli custodi, gli avvocati. Schwazer ringrazia anche la magistratura, che ha perseverato nelle indagini. Rispetto alle Olimpiadi di Tokyo, la cui data è ancora incerta a causa del Covid-19, l’azzurro ammette di non aver mai smesso sognare. La riconferma della perseveranza dell’altoatesino arriva dalle sue stesse parole: afferma, infatti, di aver ricevuto la grande notizia riguardo il processo proprio mentre si stava allenando.