Sono sempre stato affascinato dalle carte geografiche. Dai planisferi, soprattutto. Quelli che ti squadernano davanti agli occhi tutto il mondo e ti permettono di afferrarlo con un unico, ampio sguardo. A volo d’uccello, oserei dire. E allora puoi, prima, afferrare la visione d’insieme. Poi, addentrarti nei particolari. Anche i luoghi più remoti, più esotici, diventano di colpo accessibili. A portata di mano.

È una passione cominciata da bambino. Sulle pagine di un Atlante De Agostini. Che già per il nome mi affascinava. Aveva in sé qualcosa di possente… di misterioso. Avrei solo dopo scoperto che era il nome del Titano condannato a reggere il mondo sulle sue spalle per l’eternità.
Atlante, che Zeus aveva condannato a tale pena, perché era tra i Titani ribelli, che avevano invano cercato di restaurare il potere di Cronos.
Atlante, padre delle splendenti Pleiadi, le compagne di caccia di Diana. E padre, secondo alcuni miti, anche di Calypso, amata da Ulisse sull’isola di Ogigia…
Per altro, Diodoro Siculo, che come un po’ tutti gli storici greci tendeva a tradurre i miti in una dimensione razionale, ci dice che Atlante altri non era che un re della Mauritania. Il primo a possedere una carta, o una sfera, del Globo terracqueo…
Comunque, da bambino su quel vecchio Atlante ci trascorrervo ore ed ore. Soprattutto nelle noiose giornate di pioggia. Mica c’erano tablet, smartphone, YouTube, Tik Tok…e i programmi televisivi per ragazzi iniziavano alle cinque. E finivano dopo poco più d’un’ora…E talvolta il massimo del divertimento era “Chi sa, chi lo sa” con Febo Conti. Domande di cultura, anche geografica, ad un gruppo di ragazzini. Perché quella era la vecchia RAI, pedagogica. Ed era un’Italia che ancora studiava…

Da lì, da quei giorni di pioggia, mi è venuta la passione per la geografia prima, per la geopolitica poi che ancora mi porto dietro. E che fa di me un insegnante e, soprattutto, un italiano anomalo. O, se preferite, anormale.
Perché qui da noi, in Italia, lo studio della Geografia è cenerentola trascurata. In primo luogo da chi dovrebbe insegnarla. Infatti l’onore e l’onere grava sugli insegnanti di Italiano. Che ben di rado la conoscono – grasso che cola se, all’università, hanno dato un esame, e pure di malavoglia – e ancor più raramente l’amano.
Da qui un popolo di analfabeti geografici. Che trova il suo degno coronamento in ministri degli esteri convinti che la Russia sia un paese Mediterraneo. O in Sottosegretari, sempre agli Esteri, che pensano Beirut essere la capitale della Libia… E io vado ancora a recriminare con il mio allievo somaro che, alla domanda “Dove si trova Cirene?” è andato a cercarla, sulla carta appesa alla parete dell’aula, più o meno dalle parti di Stoccolma…il Colonnello Gheddafi – erano molti anni fa – ne sarebbe felice, commentai, perché gli piacciono molto le stangone bionde… ma, purtroppo, Cirene si trova in Libia… Nord Africa, mi affrettai a precisare, perché gli occhi del giovane scienziato già si rivolgevano più o meno dalle parti di Hong Kong…
Dunque, anche in questo caso, si dimostra la veridicità del detto attribuito a Platone: ogni popolo ha i governanti che si merita…
Insomma, è la democrazia, bellezza! Soprattutto la nuova (post) democrazia dell’uno vale uno… Che, per traslato logico, porta alla famosa battuta del Marchese del Grillo…. E voi, tutti, quindi non siete un….

Ricordo, per altro, che da ragazzino mi piaceva molto tracciare delle linee sull’Atlante. Con la matita, per carità, perché doveva esser possibile cancellarle… linee in cui sognavo improbabili viaggi dal Mediterraneo sino alla piana gangetica, dopo aver valicato gli impervi monti del Waziristan… O ancor più improbabili esplorazioni dell’Africa, attraversando i paesi subsahariani , per discendere poi il corso del Niger.. Insomma sognavo su carte geografiche e mappamondi, sulle orme dell’Ariosto. Anche se da tale sognare non ho tratto gran frutto. Mentre il pacioso Messer Ludovico è arrivato, comodamente seduto nella sua Ferrara, a volare sino alla Luna, in groppa all’Ippogrifo…
Comunque il ricordo di questo mio, puerile, pasticciare un Atlante, mi ritorna prepotentemente in mente in queste ore. Sentendo Draghi parlare – anche lui! manco fosse un avvocaticchio di Vulturara Apula… – di regioni rosse e arancioni, e gialle e arancio intenso…. E, nella fantasia, me li immagino tutti i signori del Governo, i ministri e i leader (si fa per dire) politici accalcati intorno ad un tavolo. Con sopra dispiegata una grande carta dell’Italia. Ed uno che ci dà di pennarello rosso sulla Lombardia, e l’altro che cerca di stemperarlo, virando sull’arancio…. Ed avanti così. Una scena, sì e no, da classe V Elementare…
Una scena che mi fa sorridere. Amaro. Anche perché chissà quanti di costoro sono convinti che Como si trovi negli Abruzzi. E che la Liguria confini col Veneto…. Eppure con un tratto di pennarello hanno deciso la rovina economica di migliaia di famiglie. La disgregazione definitiva della vita civile di intere comunità…
Smetto di baloccarmi con Atlanti, ricordi, pennarelli… Mi guardo intorno per la strada. E capisco. Aveva ragione Platone…