Spendere di più ma spendere bene. Ferruccio de Bortoli, sul Corriere della Sera, sottolinea i rischi per l’economia italiana provocati dalla tendenza all’eccessivo risparmio da parte delle famiglie. È vero che se aumentano i depositi bancari i consumi non crescono e, di conseguenza, va in crisi l’intera economia nazionale.
Però sarebbe anche ora di cominciare a raccontare la verità che è molto ma molto diversa rispetto alle narrazioni di comodo propinate nel corso degli anni.
Ad esempio dopo aver banfato a sproposito sulle immense capacità delle aziende italiane di conquistare i mercati internazionali, ora si ammette che senza il mercato interno il sistema salta in blocco. E le ricette di precariato e sfruttamento non paiono particolarmente adatte per far ripartire i consumi. La distruzione del ceto medio e la sua proletarizzazione sono errori che si pagano. È evidente che, di fronte al progressivo impoverimento, le famiglie sono corse ai ripari, consumando di meno e risparmiando di più per offrire una prospettiva ai figli, alle prese con lavori sottopagati e con contratti a tempo determinato.
Ora, però, occorrerebbe invertire la rotta, secondo de Bortoli. Che ha ragione, in teoria. Peccato che ci sia anche la pratica. Quanti sono gli italiani che si fidano delle promesse di un governo di incapaci ed incompetenti? È vero che sono milioni gli italiani che, nonostante la carcerazione domiciliare, non hanno ridotto i propri introiti mensili, ma sono tutti preoccupati per le misure che il governo prenderà per pagare i colossali debiti contratti per mantenere i renitenti alla vanga oltre a chi, non per colpa sua ma per le follie del lìder minimo e dei dittatorelli, ha perso lavoro, retribuzioni ed incassi.
Il timore di una patrimoniale non favorisce i consumi. E si crea un circolo vizioso da cui diventa difficile uscire. Offrire garanzie e sicurezza alle famiglie faciliterebbe la spesa e rimetterebbe in moto l’economia. Ma non si può chiedere agli italiani di fidarsi di Gualtieri, di Colao, di Conte.
De Bortoli, inoltre, riporta una dichiarazione di Fabrizio Fornezza, di Eumetra, che sottolinea come molte aziende abbiano puntato sulla retorica del “ripartiamo tutti insieme”, sulle pubblicità emozionali e poi si siano scatenate sgomitando per ottenere più vantaggi individuali e di categoria, spesso aumentando pure i prezzi.
Il turismo sta già registrando comportamenti assurdi, con rincari folli. Perché hotel e ristoranti scaricano gli aumenti dei costi sugli ospiti. E gli aumenti dei costi vengono anche moltiplicati nel conto pagato dal turista. Che, giustamente, il prossimo anno tornerà a portare i soldi alle strutture straniere mentre gli operatori italiani andranno a chiedere il sostegno pubblico. Se un hotel raddoppia il prezzo di una camera, rischia di ritrovarsela vuota e non per colpa del virus. E se si riempie, il turista medio italiano ridurrà altri consumi.
Servirebbero sconti, incentivi, promozioni. Servirebbero garanzie contro il fisco. Invece arrivano solo minacce. Dopo aver seminato terrore sul virus, i dittatorelli seminano terrore sull’economia. Ipotizzano nuove chiusure in autunno per la nuova ondata di contagi. E il terrore garantisce la sopravvivenza del lìder minimo, ma non favorisce l’aumento dei consumi.