La transizione ecologica delle chiacchiere ha cancellato il settore auto in Italia.
“Ho letto – scrive Mino Giachino in una nota – la dichiarazione del Vice Ministro Pichetto che solo oggi ci dice di aver suggerito uno stanziamento di 1 miliardo per il rinnovo parco circolante ma quella somma è stata impiegata su altri capitoli”. Eppure gli interventi possibili sarebbero numerosi. In Italia, come ricorda spesso Gian Primo Quagliano (presidente del Centro Studi Promotor) – abbiamo un parco circolante vetusto. E tra i Tir – aggiunge Giachino, leader di Sì Tav Sì Lavoro – ben 420mila mezzi su un totale di 700mila sono antecedenti ad Euro 5.
Manca, non da oggi, una politica industriale per l’auto. Una politica seria, qualcosa di molto diverso dagli aiuti pubblici garantiti a Fiat nel corso degli anni, per ottenere in cambio disoccupazione ed inquinamento. Ecco, in questo è facile trovare una risposta alla perplessità di Giachino sul perché l’industria dell’auto – chiamata la “fabbrica delle fabbriche” per la quantità di innovazione e di ricadute che essa ha sulla economia produttiva – “stranamente solo nel nostro Paese non ha mai avuto la immagine positiva che ha negli altri Paesi produttori”. Perché altrove non hanno avuto Fiat e famiglia Agnelli/Elkann.
Ma i comportamenti di una famiglia e di un gruppo non devono far dimenticare gli imprenditori per bene ed i loro dipendenti che operano in un settore con un totale di 1,3 milioni di addetti.
Per questo Giachino chiede che venga costituito “un tavolo dei parlamentari delle Regioni ove vi sono stabilimenti auto e mezzi pesanti per preparare una risoluzione parlamentare con l’obiettivo di impegnare il Governo a intervenire urgentemente a favore del settore”. Prima che i fondi del Pnrr vengano sperperati in iniziative prive di senso.