Io non ho mai amato i bar ….
“Ma come? Eppure li hai sempre frequentati. E ancora li frequenti. Anzi, ne hai scritto addirittura l’elogio…. in questi sei proprio veneto…” mi guarda, perplessa .
Sorrido.
Sì. Ma proprio perché, almeno in questo, sono veneto, non ho mai davvero amato i bar. Perché li vivo come qualcosa di… importato da fuori. Una sorta di intrusione. O peggio di invasione culturale.
E qui, però, diventa necessaria una digressione. Per spiegare.
I bar sono roba, relativamente, recente. La stessa parola “bar” è inglese. Significa “sbarra”. La lunga sbarra che contornava il bancone dei locali che mescevano alcolici. Andiamo al bar, significava, quindi, andiamo a bere. Poi, col tempo, si sono aggiunte altre cose… American bar, Longue bar ecc..
Ma l’origine è inglese. Anche se il modello di bar che è giunto da noi è, prevalentemente, quello americano. Luogo per bere, ma anche spesso con biliardi e altre cose. È roba del ‘900. Inoltrato. Ha preso piede con i film che venivano dagli States e la stessa letteratura. E dopo la seconda guerra mondiale è divenuto omnipresente. Una vera… epidemia. Che ha sostituito ciò che c’era prima.
Prima c’erano le osterie. Quelle senza la H davanti, che oggi vanno di moda. E che, di fatto, sono ristoranti di lusso, con una patina, tutta esteriore, rustica. E, soprattutto, c’erano quelli che, dalle mie parti, venivano chiamati “bacari”.
Definirli mescite di vino sarebbe riduttivo. Non renderebbe, neppure da lontano, l’idea.
Il bacaro serviva prevalentemente vino. Da damigiane, talvolta da botti. Era “vino della casa “, come si direbbe oggi. Allora, semplicemente vino. Bianco o rosso. Punto.
E i bicchieri erano grossi e tozzi. Di vetro. Come quelli che, oggi, ancora si usano, sempre più di rado, per bere acqua. L’importante non era la forma, ma la capienza. E andavano riempiti fino all’orlo. Se prendevi una bottiglia, era una specie di brocca col collo allungato. Che poi si allargava come un imbuto. Mezzo litro, o più facilmente, un litro. Esatto.
Il bacaro aveva pochi tavoli. Di legno. Senza tovaglie. Tra un cliente e l’altro veniva pulito passando uno straccio umido. Alla faccia delle regole e delle attuali normative d’igiene… Ma sapete com’è…. allora un raffreddore era un raffreddore. Non la peste bubbonica. E non si aveva paura di vivere.
Per lo più nei bacari non si faceva cucina. Al massimo potevi trovare un piatto di fagioli conci. Ovvero con le cipolle. Aringhe affumicate, carciofini sott’olio. Mezze uova sode, salame a fette, qualche volta polpette… insomma, i famosi cicchetti. Che poi hanno ascendenza antica, probabilmente una influenza delle tapas. Il dominio spagnolo ha lasciato anche cose buone. Alla faccia di ciò che ne dice don Lìsabder… (Alessandro Manzoni)
Ma i bacari erano, soprattutto, luoghi di aggregazione. Punti di incontro. Tra persone spesso molto diverse. E sicuramente distanti socialmente. Certo, erano luoghi frequentati soprattutto da quello che, un tempo, veniva chiamato il “popolo”. Ma vi andavano gli studenti, universitari e anche liceali. Magari mentendo sull’età. I militari in libera uscita. E anche il distinto signore borghese non disdegnava, uscendo dall’ufficio, di andare a farsi un’ombra. Ovvero un bicchiere di vino. E due chiacchere con gli altri avventori. Un po’ di relax, prima di tornare dalla moglie e dai figli. Perché il bacaro era luogo solo maschile. Come certi Club esclusivi di Londra…. naturalmente con notevoli differenze.
I moderni bar hanno, per un certo tempo, cercato di sostituire i vecchi bacari. Integrandoli in forme della modernità… biliardini, flipper, biliardi. Dove prima si giocava a scopa, briscola…. e Madrasso. Gioco ormai perduto con la scomparsa dei vecchi. E la perdita della memoria.
Ma in città i bar sono sempre più diventati luoghi di transito veloce. Oppure, ritrovi per fighetti. Perdendo progressivamente qualsiasi legame coi bacari del passato. Ormai riflessi della solitudine e della alienazione urbana.
Ma qui, in paese, tra le montagne, ho ritrovato certe… atmosfere. Non bacari nel vero senso del termine, servono anche caffè e cornetti… però vi trovi una varia umanità. E soprattutto personaggi che credevo estinti. Ma questa è altra storia. O meglio, molte altre storie.