Il mestiere dello storico, il mio mestiere, non è mica tanto semplice: se cerchi di attenerti al dato annalistico, sei freddo, impersonale, pilatesco. Se, viceversa, tenti un’indagine critica, appoggiandoti all’epistemologia, il rischio è che trabocchi nel personalismo o, peggio, nella dottrina ideologica.
Verrebbe da dire che, in ogni caso, sbagli. E massime in un Paese come il nostro, in cui, in fondo in fondo, tutti si ritengono avvertiti in materia: tutti pensano di avere in tasca la verità sui fenomeni e gli eventi. Così, non mi sento di giudicare le affermazioni del mio illustre collega Barbero, se non su di un piano strettamente umano: sotto altri aspetti, so bene che certe frasi, certi discorsi, isolati dal contesto, possono contribuire a mettere in cattiva luce chiunque e da parte di chiunque.
È successo anche a me, d’altronde. Però, perlomeno umanamente, e del tutto a naso, avverto che nell’operato di Barbero e nel suo lavoro vi siano stati, negli ultimi tempi, dei cambiamenti significativi. Ho notato una maggiore radicalizzazione di certi giudizi, un’atmosfera più politica o, almeno, più politicheggiante: cose che contrastano, sicuramente, con la limpidezza e la profondità di certi suoi lavori precedenti.
Comprendo benissimo che non si possano affrontare con lo stesso distacco scientifico e filosofico, chessò, la battaglia delle Curzolari e piazzale Loreto: troppo diversa la pregnanza politica e troppo diversa la distanza da noi dei due eventi. Tuttavia, uno studioso non dovrebbe mai abbandonare il proprio profilo per investirsi di altri ruoli, nemmeno col mutare della materia del suo studio: quello lo possono ben fare gli opinionisti da salotto o i ciarlatani da ospitate televisive. Allo storico, questo genere di valutazioni è, se non preclusa, certamente sconsigliabile, pena una perdita di credibilità, che, per lo storico, è tutto.
Tuttavia, può capitare: nella vita di un uomo ci sono fasi diverse, periodi diversi. E Barbero è persona intelligente e preparata, perciò, può essere che quelle due o tre affermazioni piuttosto fuori posto siano frutto di un momento sbagliato: della stanchezza, del desiderio di semplificare, di un moto di ribellione.
Ciò che posso dire è che, da storico, mi pare che Barbero si sia fatto prendere un po’ la mano dal suo successo televisivo: che, da una parte, abbia accettato il ruolo, per nulla comodo e assai rischioso, del tuttologo, che passa disinvoltamente dall’uomo di Altamira alle purghe staliniane. Una specie di Alberto Angela, in versione cattedratica. E, che, dall’altra, stia subendo gli effetti di una sovraesposizione mediatica, che, alla lunga, non gli giovi, accorgendosene, ma non riuscendo a sottrarsi alla spirale perversa che lo inchioda al suo personaggio.

Chissà che, in fondo in fondo, non desideri tornarsene ai suoi libri e a un laborioso anonimato! Ma, lui, ormai, è l’uomo dalle risposte pronte: è un’icona storica, per così dire. Perciò, non può evitare di esprimersi e di sbilanciarsi su argomenti che sono cavalli di battaglia della propria parte politica e, in definitiva, dei suoi sponsor. E, quindi, forse per paura di perdere la ribalta, forse per autentica fede, forse per convenienza, si è trovato, qualche volta, a proclamare concetti che fanno inorridire gli storici: che sono, la negazione della storiografia libera e scientifica.
Tuttavia, non mi sento di condannarlo: non so come mi comporterei io al suo posto, di fronte a una simile popolarità, alla fama, al denaro. Dal di fuori è sempre facile giudicare. Una cosa è certa: non omnes omnia possumus. E Barbero non si sottrae alla regola: è bravo, comunica piacevolmente, ma non è onnisciente, non è ferrato in ogni materia e su ogni argomento. E, questo, qualche volta, si percepisce chiaramente. Quando, poi, si esce dal proprio orticello e, mercè l’ideologia, ci si avventura nel campo della politica, le bucce di banana, sul tuo cammino, tendono a moltiplicarsi. E, come diceva il Gadda: ocio che se scarliga!
4 commenti
Bravo! Perfettamente d’accordo!
Grazie professore! Anche in questa occasione garbato nell’espressione chiaro e puntuale nell’opinione che a mio pare merita condivisione!
Non sono in grado certamente di giudicare chi ho sempre ascoltato con ammirazione,
ma posso condividere il commento autorevole.
Non credo di condividere del tutto, posso capire la critica di esprimersi troppo politicamente, non quella, troppo presente in questo blog, di sudditanza politica ad una presunta egemonia, di conformismo.