L’eliminazione di Enrico Forzese dalle liste di Fdi ha l’indubbio merito di fare chiarezza nel partito di Giorgia Meloni a Torino. Ancor di più dopo le ennesime dichiarazioni del sultano di Arcore che ha ribadito come ciò che resta di Forza Italia sia il motore dell’intero centrodestra. Un motore immobile, considerando la situazione. Ma bisogna sapersi accontentare.
Dunque l’alleanza del centrodestra si basa sulle posizioni di Berlusconi, moderato, liberale, legato in Europa al Ppe e quindi alla Cdu di Angela Merkel. Di conseguenza è quello che ci si potrebbe aspettare da un eventuale successo della coalizione anche a Torino. Allora è normale che dalle liste per il consiglio comunale sia stato cancellato un elemento che aveva osato invitare a parlare Gabriele Adinolfi, Gianni Alemanno, Marcello De Angelis, Gabriele Marconi (che aveva cantato).
Un chiaro esempio di lesa maestà perché, nella sede di Aliud, non erano invece transitati Luca Beatrice e Beppe Russo, i nuovi punti di riferimento culturale per le destre subalpine berlusconizzate. Basta con Nietzsche, con Pound, con D’Annunzio, basta con Sironi e Soffici. È ora di veline, di Iachetti, di Ficarra e Picone. Si può perdere tempo con Ugo Spirito quando si possono far scendere in campo fini economisti come Brunetta?
Indubbiamente la sinistra che attacca Damilano in quanto candidato delle destre, si ritrova ora con le armi spuntate. Che cos’hanno delle destre tradizionali i candidati che arrivano dal Pd, dalla Dc, da Forza Italia? Quale pericolosa cultura populista e sovranista possono sostenere Beatrice e Russo? Aveva ragione Nigra quando spiegava che Damilano avrebbe potuto essere il candidato ideale del centrosinistra. E per non sbagliare i pericolosi esponenti della destra li ha lasciati a casa.