Roberto Fabbriciani, Luisella Botteon e Massimo Damerini. Un trio di altissima qualità e professionalità per presentare, in 2 Cd, l’opera di Ludwig van Beethoven per flauto e pianoforte
Fabbriciani, aretino, è stato allievo di Mario Gordigiani e Severino Gazzelloni per il flauto e di Camillo Togni per la composizione. Fabbriciani è riuscito anche ad innovare la tecnica flaustica ed ha al suo attivo una discografia che comprende i grandi classici ma si estende sino alla contemporaneità. Tra i suoi allievi, all’Universita’ Mozarteum di Salisburgo, anche Botteon. Quanto a Damerini, genovese, è diplomato in pianoforte e composizione ed è considerato uno degli interpreti più brillanti della sua generazione.
Il risultato è più che soddisfacente, una interpretazione affascinante, pulita, elegante, fresca e gioiosa. Beethoven scrisse la Sonate fur Flote und Klavier, B-Dur poco più che ventenne ma l’opera non venne pubblicata sino al 1906 allorché fu presentata una selezione di lavori del compositore ritrovati postumi. Beethoven sostituisce il convenzionale lento secondo movimento con una Polonaise vivace mentre un allegro tema con variazioni tra il flauto ed il pianoforte fa da sfondo al movimento finale.
Il doppio Cd risente, positivamente, del clima viennese che accolse Beethoven dieci anni dopo Mozart, sul finire del Settecento. Città imperiale, con una aristocrazia munifica ed amante della buona musica. Ma anche con una brillante borghesia melomane alla ricerca di canzoni popolari, danze e musica da camera.
Si aggiungono, nella interpretazione di Fabbriciani e Damerini, le variazioni scritte da Beethoven su tradizionali melodie popolari europee, come richiesto da George Thomson, collezionista di musica popolare scozzese. Arie scozzesi ed una austriaca in Variationen uber Volkslieder fur Flote und Klavier Op.105 mentre in Variationen fur Flote und Klavier Op.107 si alternano alle arie scozzesi anche quelle tirolesi e russe.
Quest’ultima raccolta di 10 variazioni era destinata, secondo Thomson, ai dilettanti, e doveva essere semplice e brillante “in modo che il maggior numero possibile delle nostre signore possa suonarle e goderne”. In realtà risultarono comunque troppo complesse e il committente richiese aggiustamenti e semplificazioni.
Ad oltre 200 anni dalla composizione siamo ora noi che possiamo godere di questi capolavori interpretati magistralmente.