È arrivato il suo momento. Anzi, il loro, visto che, della Befana, mi pare più opportuno parlare al plurale. Le Befane. Perché lo Spirito che chiude, con la sua presenza, la dodicesima Notte dalla Vigilia di Natale, ha molteplici volti.
Anche molti nomi, naturalmente. Marantega a Venezia, secondo alcuni Bertha, Perchta nel mondo tedesco… Epifana, Pefana nelle diverse aree d’Italia… In genere la caratteristica comune è di essere una vecchia, di avere, come dice la tradizionale filastrocca, un vestito lungo “alla romana” o alla “furlana”. Un fazzolettone sulla testa, le scarpe rotte… E volare su una scopa.
Come le streghe. Perché, alla fin fine, la nostra buona vecchina pur sempre una strega resta. Bonaria, generosa, porta dolciumi, frutta e giocattoli… Ma mantiene un caratteraccio scorbutico. E guai a farla irritare. Perché allora la calza appesa si riempie di carbone, aglio e cenere… E va ancora bene. Perché la leggenda germanica più antica dice che la Vecchia Perchta i bambini cattivi li squartava… Si sa, i tedeschi fanno sempre le cose in modo più serio di noi latini. Pensate all’attuale Cancelliera…

Comunque, in Italia, della Befana si parla almeno dal ‘500. Come attestano il Berni e il Firenzuola. E, certo, ben prima che ne parlassero i letterati, era figura delle tradizioni polari. Connessa con il passaggio dal Vecchio al Nuovo Anno. E con l’ uso dei grandi falò con cui si salutava la Dodicesima Notte. Bruciando la Vecchia, come ancora si fa in tanti paesi. Come nel Veneto, con i Pan e Vin. Pinza dolce, vin brulè, e fuochi. Echi di remoti sacrifici, in origine probabilmente anche umani. D’altronde Beleno, antica divinità celtica del Sole, quelli gradiva…
Comunque, la Befana è strettamente connessa con la Dodicesima Notte. Ultima delle Dodici Notti Magiche. La più magica, forse, fra tutte. Tant’è che gli animali parlano. E, come ci racconta Cattabiani in Calendario, i contadini si preoccupano di dare fieno abbondante e biade agli armenti riparati nelle stalle. Per evitare le loro vendette..
Dodicesima Notte. Come una Commedia di Shakespeare, scritta, probabilmente, proprio per una festa a palazzo. Nell’Epifania del 1601. E derivata da una commedia italiana del secolo precedente, opera, forse collettiva, della senese Accademia degli Intronati.
Una fabula erotica. O, più esattamente, libidinosa, visto che il modello remoto è Plauto. E giocata su scambi ed equivoci d’amore, bellissime fanciulle travestite da uomo, dialoghi giocosi e scintillanti. Perché, allora, l’Epifania era festa grande, forse più del Natale. E apriva la lunga stagione del Carnevale…

Che c’entra, però, con la nostra Befana? C’entra, c’entra… Perché, vedete, la Vecchia strega, che ha cocciutamente resistito ad ogni tentativo di cristianizzazione e che continua a far concorrenza ai più Ortodossi – almeno sino a un certo punto – Magi, a guardarla bene si rivela per quello che è. Un’antica divinità legata al ciclo agricolo. Che si può manifestare col suo volto invernale. La Vecchia scalcinata e brutta, che porta però in dono frutta. E carbone e cenere, simboli tutti della rinascita primaverile che si prepara nelle profondità della terra. Ma può anche apparire con un ben diverso aspetto.
Giovane, bella, che vola sopra i campi gelati. E che si manifesta con risa argentine che spezzano il silenzio della notte di gennaio.
I Romani la chiamavano Satia o Abundia… Soprattutto Strenia, venerata insieme a Giano. Ma, alla fin fine, sono tutti nomi che riconducono a Diana. La Luna, coi suoi due volti. Oscuro e misterioso. Splendente e bellissimo.
Diana rappresenta anche la schermaglia amorosa. L’infinito corteggiamento, che sembra non avere mai successo, come nel testo shakespeariano… E che, tuttavia, di per se stesso già appaga. E promette doni futuri.
Recenti declinazioni televisive e cinematografiche ci hanno ridato un’immagine diversa della Befana. Interpretata da attrici giovani e tutt’altro che brutte. La Pivetti, la Cortellesi, solo per fare due nomi. Invenzioni, pretesti per commediole rosa, certo. Eppure, paradossalmente, sembrano intuire l’altro volto della Visitatrice dell’Epifania. L’altro volto della Luna…