Il 26 novembre ricorre il centenario della nascita di Beppe Niccolai, uno dei fondatori del Movimento Sociale Italiano e deputato del medesimo partito per due legislature.
Allo scopo di approfondirne la figura politica ed umana consigliamo la lettura del libro “Beppe Niccolai. Il missino e l’eretico” di Alessandro Amorese (Eclettica Edizioni, seconda edizione, 18,00€).
Lo stesso Amorese, nel corso di un’intervista, ha così definito la figura del politico pisano: “Partirei dal sottotitolo il missino e l’eretico, in quanto in una stessa vita questo uomo politico è riuscito ad essere paradigmatico di un percorso molto complesso come quello del Movimento Sociale Italiano del dopoguerra, un personaggio che ha rotto gli schemi diventando un esempio per il mondo giovanile del partito di quei tempi, ma anche per le generazioni attuali. Una figura politica, nota per la sua onestà e nobiltà d’animo, che oggi farebbe bene alla politica contemporanea”.
Ma Niccolai non si può certo riassumere nelle poche righe di un ricordo, sia pur doveroso. Come detto fu un missino atipico, contrario ad ogni forma di filoatlantismo, fautore di un “Socialismo Nazionale” che poneva le basi di ciò che sarebbe stata la Destra Sociale, contrario alla partitocrazia come sistema di gestione dello Stato, promotore del superamento della vexata quaestio tra fascismo e antifascismo, e molto altro ancora.
Come componente della Commissione Parlamentare Antimafia si fece promotore della desecretazione dei documenti relativi alle collaborazioni tra gli USA e i mafiosi americani per avere via libera all’invasione della Sicilia e poi dell’Italia nel 1943. Egli ricordava spesso che l’art. 16 del Trattato di pace firmato dall’Italia alla fine della IIª Guerra Mondiale stabilisce l’impegno dello Stato italiano a non perseguire penalmente coloro che avevano collaborato con gli «alleati». Quando la Commissione Antimafia, di cui Niccolai era attivissimo componente, chiese di prendere visione dell’elenco dei nomi di «collaboratori» allegato al Trattato, quello stesso elenco scomparve misteriosamente.
Ma al di là del suo impegno e della sua rilevanza politica, resta l’uomo Niccolai. Uomo con la schiena dritta e dalle idee chiare di cui Gennaro Malgieri (che tra l’altro ha scritto l’introduzione al libro di Amorese) ebbe a dire:
“Dopo il fascismo e l’antifascismo, per Niccolai restava l’Italia, una comunità di destino che i più giovani decifravano con incertezza, che tanti degli anziani non erano più abituati ad individuare tra le brume delle persecuzioni e delle disfatte personali, ma che lui riusciva sempre con certezza ad indicare. Ricordo in proposito i suoi discorsi, le sue private confessioni, le sue lettere. E non c’era volta in cui la sua naturale malinconia non si stemperava in parole di speranza. Dio solo sa quanti di noi in certi momenti ne hanno avuto bisogno. […] Cerchiamo di viverlo Niccolai, per ciò che ci ha insegnato ad amare nel momento in cui nessuno di noi sembra più coltivare illusioni”.