La distopia è un genere letterario che descrive un futuro indesiderabile, caratterizzato da una società totalitaria e tecnocratica. Tutto cominciò quando George Orwell, all’indomani della fine della Seconda Guerra Mondiale, diede alle stampe il suo capolavoro “1984”, un romanzo che ha ispirato racconti film e serie televisive a non finire.
L’autore inglese si scagliava contro il modello di società che si era instaurato nei Paesi dell’Est, oltre quella Cortina di Ferro in cui vigeva il modello sociale ed economico imposto dall’Unione Sovietica.
La stessa Cortina di Ferro oltre la quale si svolge la storia raccontata da Federico Cenci nel recentissimo “Berlino Est 2.0” (Eclettica Edizioni, pp. 90, 12,00€).
Dopo un golpe che ha imposto un nuovo modello di società, August, il protagonista, racconta in una sorta di diario suddiviso in 25 appunti, la situazione in cui si ritrova a vivere, in una rinata DDR.
Sin dalle prime pagine ci rendiamo conto che quanto viene descritto e raccontato non è molto diverso da quanto sta succedendo a ciascuno di noi da quando il coronavirus ha cominciato a circolare in Italia. In pratica l’autore, con l’espediente della narrazione distopica, ci mette davanti agli occhi la situazione che ciascuno di noi sta vivendo in prima persona.
Si tratta, in altre parole, di un istant book che descrive tutte le storture sociali, economiche e politiche alle quali siamo stati, e siamo tutt’ora, sottoposti, pur collocandole in un luogo e in un tempo diversi dal nostro.
Fa un certo effetto vederle messe tutte in fila, in un elenco impietoso. E ci rendiamo conto, scorrendo queste pagine, di quanto ci stiamo colpevolmente abituando ad una realtà totalitaria, in cui la libertà è un lusso d’altri tempi, che ricorda davvero molto da vicino, per chi se ne ricorda ancora, la realtà dei paesi del Socialismo Reale.
Gli argomenti trattati sono tanti, così come tante sono le imposizioni alle quali siamo sottoposti. E nello scorrerle abbiamo l’impressione di vederle da lontano; ma se solo ci fermiamo un attimo a riflettere ci rendiamo conto che il protagonista descritto nel libro è ciascuno di noi.
“Come siamo potuti scivolare in questa spirale di folli divieti? – Si domanda August – Come è stato possibile passare dalla società dell’edonismo al più tetro dei regimi oppressivi?”. Per conoscere la risposta non occorre fare altro che arrivare all’ultima pagina.
L’autore è un giovane giornalista e scrittore romano che collabora con diverse testate giornalistiche, tra le quali anche Culturaidentità. Ed è proprio il direttore di questo mensile, Alessandro Sansoni, che ha scritto l’introduzione al libro di Cenci. Nella quale, tra le altre cose, dice: “Il racconto trasfigurato […] in una immaginifica Berlino Est 2.0 ci apre le porte ad una riflessione che è tanto politica quanto filosofica. Ci spinge a chiederci se sarà possibile tornare indietro dopo che le misure emergenziali prese per Dpcm sono state così supinamente introiettate in ciascuno di noi, da farci dimenticare che vivere a tutti i costi può equivalere a sopravvivere a se stessi”.