Tutti i Paesi del mondo, Italia compresa, si stanno dotando di una app di tracciamento del contagio da Covid-19. Si è aperto così un dibattito globale sulla privacy e la sicurezza. Proprio in questi giorni, una delle applicazioni del governo olandese, Covid-19 Allert!, ha subito un data breach, ossia un esposizione dei dati sensibili.
È stato il quotidiano DeStandard a mettere in luce la diffusione di 200 nominativi della app Covid-19 Allert! resi pubblici. Un problema “umano” secondo gli sviluppatori della app che hanno invitato gli iscritti a eliminare i propri dati informando il Garante privacy olandese.
Sono quindi leciti i dubbi di noi italiani sulla nuova app Immuni scelta dal governo per poter passare alla tanto sospirata fase 2. Innanzitutto i finanziatori della società per azioni, Bending Spoons, creatrice della discussa app. Non solo privacy, ma la nostra curiosità ruota intorno alle procedure che hanno condotto il governo alla selezione di Immuni come app di tracciamento per i contagiati da coronavirus. Restano aperti diversi interrogativi, cosa ha convinto la commissione tecnico scientifica a scegliere tra le 319 proposte inviate quella della Bending Spoons? Anche perché la società prescelta fa parte di un consorzio privato, con sede in Svizzera, dove spicca la presenza di numerose università tedesche ma non di analoghe istituzioni italiane. Gli eventi non sembrano rispondere tutti a una casualità dettata dall’emergenza, sembrano piuttosto appartenere ad un ordito più remoto che ruota fuori dal perimetro del nostro Paese. Proprio in virtù del fatto che non sappiamo dove andranno a finire i dati del nostro tracciamento è intervenuto il Copasir.
Il Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) ha chiesto addirittura l’ausilio dei servizi segreti, per evidenziare le criticità di natura geopolitica e giuridica della app. Il dubbio è che dietro la società possano celarsi un conflitto di interessi potenzialmente lesivi per la sicurezza nazionale.
Non è inusuale che nel mondo delle società collegate al digitale, vi siano una moltitudine di finanziatori, ma ciò che incuriosisce di più, in questa emergenza Covid-19, è chi siano quelli di Bending Spoons. Una delle principali preoccupazioni di chi vuole utilizzare la app Immuni riguarda la raccolta, il trattamento e la gestione degli immensi dati personali messi gratuitamente a disposizione. La società in questione collabora in partnership con altre società di big data Jakala ed è davvero sicuro che non farà uso di questi preziosi dati per altre operazioni?
È il quotidiano Sole24Ore a illuminarci su quali siano i finanziatori di Bending Spoons. Vi figurano Giuliana Benetton, Renzo Rosso, i figli di Berlusconi, i Dompe’ e Davide Serra, il famoso finanziatore delle campagne elettorali di Matteo Renzi. In ambito internazionale un altro importante finanziatore è la Nuo Capital specializzata in investimenti di fondi cinesi in Italia.
Il timore di investimenti cinesi in Italia è che difficilmente il capitalismo cinese appare svincolato dal poco democratico governo cinese. La Nuo Capital, entrata a Milano da alcuni anni nel tessuto finanziario italiano, è in forte espansione. La holding è gestita da Stephen Cheng magnate di un importante famiglia di Hong Kong. La società ha portato a termine diverse operazioni nei settori più importanti italiani, tra cui quella vinicola e cosmetica, entrando a far parte come socio di minoranza all’interno di realtà italiane. Lo scopo è quello di essere un importante ponte verso l’Asia. Infatti Nuo Capital opera in particolare modo nel private equity con investimenti con un sicuro sbocco in Cina. La filosofia della holding è entrare in un’azienda come socio di minoranza e, con un investimento a lungo termine, guidare l’Asia verso le eccellenze italiane della old economy attraverso la fitta rete di rapporti in Oriente.
Questo misto tra alta finanza, digitale e globalizzazione ha fatto scattare degli interrogativi anche agli stessi esponenti della maggioranza di governo. Il rischio è che dietro questa app possano in realtà celarsi interessi direttamente riferibili a Pechino. Da qui l’intervento del Copasir per tutelare l’interesse nazionale e la sicurezza del nostro Paese.
Un dibattito acceso che oltre a coinvolgere le opposizioni coinvolge anche l’interesse verso la tecnologia 5G. Ciò che allarma è che questa immensa mole di dati sensibili raccolti attraverso la app possa diventare strumento, dove richiesto, delle aziende di telecomunicazioni cinesi. Aziende che operano in un contesto e un sistema di potere alla mercé dei servizi segreti cinesi. Il rischio è che questa app possa diventare, se richiesto dal governo cinese, una fonte importante dei nostri dati, delle nostre imprese e delle abitudini di noi cittadini.
A far scattare lo scetticismo è stato proprio il governo italiano dopo che indiscrezioni avevano diffuso che ci sarebbero stati limitazioni di movimento per chi non avesse scaricato la app Immuni. Una app, che ricordiamolo, per far funzionare il monitoraggio ha bisogno del più del 60 percento dei cittadini iscritti. Ecco rendersi necessarie alcune garanzie da parte dell’azienda sviluppatrice del progetto: anonimia dei tracciati e conservazione dei dati del back up su un sito italiano a controllo pubblico.
In alternativa alla app altri Stati, per tutelare la loro sicurezza, stanno sperimentando il tracciamento elettronico da Covid-19 attraverso braccialetti elettronici. A metà marzo già Hong Kong ha imposto il braccialetto elettronico ai viaggiatori che arrivavano dall’estero.