Berlusconi è morto! Basta una notizia falsa (o comunque prematura) diffusa sui social per scatenare il panico tra le truppe periferiche di ciò che resta di Forza Italia. Non tra i vertici nazionali, ben informati sulle condizioni di salute del principale, ma tra gli amministratori locali che cercano un modo per restare attaccati a comode poltrone. Che succede se il capo passa a miglior vita? Chi garantisce di sbarcare il lunario senza dover lavorare?
Mica domande da poco. Tutti si preoccupano per operai che vengono buttati nel cestino dell’immondizia dalle multinazionali in cerca di schiavi in ogni parte del mondo, ma nessuno si interessa alla sorte di assessori, consiglieri comunali e regionali, peones parlamentari, membri di consigli di amministrazione di società a partecipazione pubblica.
Gli operai sono abituati a sopravvivere con salari da fame, possono affrontare la disoccupazione ed il reddito di cittadinanza. Ma i poveri politici piazzati dal partito in ruoli di sottogoverno hanno ben altri stili di vita. Come si può pretendere che rinuncino al cachemirino o alla villa al mare? Alle relazioni di un certo livello tra ristoranti stellati ed aperitivo a Cortina?

Dunque occorre riciclarsi. Ed in fretta. Meloni o Salvini? Fdi ha già raccattato parecchi esponenti usciti da Forza Italia, ma anche la Lega ricicla che è un piacere. Poi ci sono le opzioni più futuriste. No, Renzi no. Più capace degli altri, indubbiamente, ma così antipatico da essere irrilevante nelle urne. E nei posti di sottogoverno deve già piazzare i fedelissimi. Ci sarebbe Calenda. Piace alla destra che piace alla sinistra, è dato in crescita e dispone di una squadra di una pochezza imbarazzante. Marcello Pera, ex fedelissimo di Berlusconi, ha invitato il centrodestra romano a sostenere proprio Calenda alle elezioni per il capoluogo laziale.
Perché l’altra alternativa possibile è rimanere fermi in Forza Italia. Ma con Tajani si marcia sicuri verso la dissoluzione. Un fascino inferiore a quello di Michela Murgia in una riunione di Forza Nuova. E allora a chi affidare il partito? Mara Carfagna ha dimostrato grande intelligenza, ma con le destre non ha nulla da spartire. E manco con il centrodestra. Si potrebbe provare con Licia Ronzulli, vicinissima al principale e, di conseguenza, detentrice di tanti segreti sull’intero partito.
Tutto prematuro, certo. Ma pensare al futuro sarebbe opportuno.