Berlusconi non ne può più delle bizze di Brunetta, degli altolà della miracolata Gelmini, dei distinguo di Carfagna. Consapevole che, senza il Sultano di Arcore, non solo sarebbero spariti ma non sarebbero mai usciti dall’irrilevanza. Ma l’anziano imprenditore è anche consapevole che il futuro del suo giocattolo politico non può essere affidato a Tajani. Ne è consapevole Berlusconi, ma lo sono anche i vari Toti, Brugnaro, Napoli che hanno creato Coraggio Italia. E lo sono Calenda e Renzi, pronti a fagocitare i parlamentari azzurri in cerca di poltrone.
Così il sultano si diverte a spiazzare tutti, a rimescolare le carte, a fornire indicazioni immancabilmente false per depistare i pochi fedeli rimasti. E le scarne truppe sono spaventate perché non sanno chi sarà a garantire la loro permanenza nel circo della politica. L’ultimo spavento è stato rappresentato dalla foto di Berlusconi con “braccino” Cairo, patron del Torino, del Corriere della Sera e de La 7. Subito i media si sono scatenati, ipotizzando che non si trattasse solo di un incontro tra amici e colleghi, ma una sorta di passaggio di consegne. Cairo come delfino del sultano, insomma. Anche perché le velleità politiche di braccino sono note.
Però esistono alcuni problemi. Non legati soltanto alla proverbiale taccagneria dell’editore. Innanzitutto la sua mancanza di empatia. È riuscito a litigare con tutti nel mondo del calcio (ed il Toro ne paga le conseguenze con arbitraggi scandalosi), è riuscito a litigare con i fondi americani per la sua attività imprenditoriale. Non proprio un biglietto da visita ideale per l’avvio di una presenza in politica.
Ma il dubbio maggiore riguarda la sua collocazione politica. Berlusconi, nonostante le posizioni del Tg5 e dell’intero Canale 5 contro Meloni e Salvini, è comunque rimasto fedelmente schierato con il centrodestra. Però gli attacchi quotidiani, spesso molto squallidi, del tg di Mimun contro le destre venivano molto parzialmente controbilanciati dai programmi di Rete4. Cairo, invece, ha creato una tv di odiatori seriali di tutto ciò che sta a destra. Floris, Formigli, Gruber ed i loro ospiti sono costantemente impegnati nel tiro al bersaglio contro gli ingenui che, fuori dalla melma del politicamente corretto, accettano di partecipare alle trasmissioni di cecchinaggio. Ed il Corriere prosegue, con maggior stile, l’opera dei conduttori televisivi.
È vero che Salvini e Meloni non si sono mai permessi di pretendere da Berlusconi un minimo di correttezza da parte del Tg5, ma gli odiatori di Cairo – una squadra di cui, come ospiti o partner privati, fanno parte i vari Scanzi, Murgia, Mieli, Augias – sono al di là del sopportabile. Dunque perché mai Lega e Fdi dovrebbero allearsi con un partito guidato da Cairo?
Infine non vanno sottovalutati i problemi legati alla causa americana relativa al Corriere, con mega richiesta di danni da parte del fondo Blackstone. Se gli americani dovessero vincere, Cairo sarebbe obbligato a cedere il Corriere e pure la tv. E visto che la richiesta danni è anche a titolo personale, dovrebbe vendere anche il Torino. Ma anche dovesse uscire indenne dallo scontro con Blackstone, è altamente improbabile che “braccino” investa per l’avventura in politica anche solo una minima parte di ciò che ha speso Berlusconi. E senza soldi, senza empatia, con solo il sostegno dei suoi odiatori, un successo in politica appare alquanto improbabile.