Piaccia o no. Ci è morto un padre. Il lutto nazionale per Silvio Berlusconi (che lo si condivida o meno) indica senza ombra di ogni ragionevole dubbio che, in un modo o nell’altro, Berlusconi rappresentava un pezzo d’Italia, con lui quel pezzetto se ne va dalla terra per rimanere nei libri di storia. E a noi tutti, a chi lo ha sostenuto e chi lo ha deriso, rimane solo riflettere su quanto durerà la “fine dell’era Berlusconiana” e quanto baccano farà la morte dell’imperatore in un regno che ormai non sa nemmeno più davvero chi sono i suoi (le sue) protagonisti (protagoniste). L’elaborazione del lutto è una faccenda complicata e frustrante. Dura sempre più di quello che vorremmo. Funziona così per gli ex, per gli animali domestici, per la morte della madre, figuriamoci quindi per la scomparsa dell’uomo che più di ogni altro ha plasmato il mio pensiero negli ultimi 30 anni.
Io mi sento davvero figlio suo. Non vorrei. Ma mi sento così. Per lo meno noi millennial nati negli anni ’90 lo siamo inevitabilmente, figli suoi. I cartoni animati giapponesi in Italia li ha portati lui (sì ok assieme a MTV ma intendo programmazione di massa con orari di fascia alta, dopo pranzo in orario scolastico). Se hai letto qualsiasi libro Mondadori, anche quelli di Saviano, lo ha pubblicato lui. Se hai visto un film prodotto o co-prodotto da Medusa (quasi tutti quelli prodotti in Italia e Spagna) li ha finanziati lui. Se guardi le partite di calcio in streaming su DAZN o su Sky è perché i diritti televisivi collegati a eventi sportivi calcistici è una cosa che ha letteralmente inventato Berlusconi con un accordo con la Lega Calcio e Tele+ a metà degli anni ‘90. Ha innovato come nessuno nel nostro paese. Ma ha anche portato malattie e indebolimenti al pensiero critico di un intera nazione. Se non è così strano avere nostalgie del regime in parlamento è perché li ha riabilitati Berlusconi. Se i legami tra stato e mafia sono diventati materia per le serie tv, di fatto un po’ normalizzando che se occupi posizioni di potere con la mafia un po’ ci devi avere a che fare, è anche colpa delle controversie legate all’imputato Berlusconi. Se siamo in scacco delle forniture di gas dalla Russia è (anche) perché uno dei migliori amici di Putin ha governato l’Italia per 20 anni e le strategie energetiche del paese venivano scritte in italo-russo.
Se il nostro approccio all’informazione è diventato sensazionalistico e votato allo spettacolo più che all’impatto sociologico o economico dei fatti è colpa delle sue televisioni e dei suoi programmi televisivi. Ha inventato tutti lui. Tutti i personaggi caratteristi del teatro politico/televisivo degli ultimi 30 anni li ha disegnati lui. Costanzo e Maria. Sgarbi e Fede. Galliani e la Carfagna. Tutti figli suoi. Berlusconi è un demiurgo che ha letto “ La società dello spettacolo” di Debord, e l’ha capita.
Ed era (è ancora?) incredibile la capacità di Berlusconi di plasmare il mondo dentro e fuori di lui. Se guardavi Zelig, le cose che ti facevano più ridere erano satira anti-berlusconiana. Se ricordi con grande affetto l’ultima puntata de Il Fatto di Enzo Biagi è perché a casa tua c’era un “public enemy”: si chiamava Silvio Berlusconi. Quando volevo far perdere le staffe a mio padre gli dicevo che Berlusconi era “comunque un tipo in gamba”. Il vecchio comunista impazziva come un toro. Quasi mi picchiava. Eppure se hai votato qualsiasi altro partito o coalizione da Prodi in avanti lo hai fatto in conferma di una narrazione antiberlusconiana.
Essere di sinistra poteva voler dire anche solo essere antiberlusconiani. C’è chi ci è diventato prima giornalista famoso e poi editore fallito, sull’odio verso B. Berlusconi non è tuttavia il responsabile del vuoto pneumatico della sinistra italiana ma è senz’altro il fenomeno che ha paralizzato ogni pensiero avveniristico che può animare una visione politica di successo. Questo perché, dall’inizio alla fine della sua storia, riusciva sempre a catalizzare l’attenzione su di sé. Tutta, di tutti. Amarlo o odiarlo definiva la tua identità politica nel mondo. Anni fa conobbi una ragazza che per aiutarmi a capire quanto fosse di sinistra mi disse: “una volta ho incontrato dal vivo Berlusconi e gli ho detto che ero una cogliona!” (Ndr. Berlusconi nel 2007, se non vado errato, aveva rilasciato un’intervista in cui definiva “coglioni” quelli che non lo votavano, quindi definirsi coglioni voleva dire essere di sinistra, pensa te che magia del linguaggio e della propaganda politica); in compenso però lei e suo padre tifavano per il Milan. Dopo le manifestazioni andavano a Milano a vedersi la partita allo stadio. Ve lo giuro.
Mio padre (antiberlusconiani anche nel calcio e infatti tifa Fiorentina) per vantarsi di me e mia sorella raccontava ai suoi amici “i miei figli non guardano Mediaset”. Ovviamente non era vero. Lo facevamo di nascosto. Come faremmo a sapere chi siamo senza la sigla di Dragonball, come sarebbe la nostra estetica dell’amore senza aver visto OC, come litigheremmo con i partner se non fosse mai esistita la programmazione di Uomini e Donne?
Nessuno può rispondere a queste domande perché tutta la nostra, appunto, estetica è intrisa di ciò che Berlusconi ha comprato o prodotto per il suo mercato, per noi, il suo pubblico, gli elettori, i suoi impiegati, i suoi figli. Il mio professore di estetica giuridica diceva che solo un giurista idiota analizza i fatti che influenzano la legge (e quindi la storia) senza misurare l’impatto “estetico” di quegli stessi fenomeni. Estetico vuol dire sulla cultura, sulla morale, su ciò che ci sembra bello, conveniente, ma anche orrendo, spiacevole, auspicabile, intrigante e così via. L’estetica sono le immagini e le sensazioni che colleghiamo ai concetti che abbiamo in testa e che formano la nostra idea di cos’è il mondo.
Pensate alle vostre idee, di libertà, di onestà, di bellezza, di fascino, di successo, di sportività, di lotta alla mafia, di lotta al sessismo, di intrattenimento televisivo (e l’elenco sarebbe infinito) etc…, dietro ognuna di questa ci sarà almeno un’immagine ispirata o in contrapposizione alla figura di Berlusconi. Quante cose d’altronde è stato, Silvio, o per lo meno quante cose è stato per noi. Berlusconi il costruttore. Berlusconi sulle navi da crociera. Berlusconi della rivoluzione liberale. Berlusconi che ama l’Italia e che fa le corna alla Merkel. Berlusconi editore. Berlusconi produttore. Berlusconi mafioso. Berlusconi il pervertito. Berlusconi che la fa franca. Berlusconi, che-però-l’ho-conosciuto-ed-è-davvero-simpatico. Berlusconi l’amico di Gheddafi. Berlusconi che vince in tribunale contro l’ex moglie Veronica Lario. Berlusconi e Dudù. Berlusconi che invecchia. Berlusconi che smette di essere Berlusconi e perde il suo potere, il suo fascino, la sua influenza sul mondo.
Berlusconi che muore. Berlusconi che ha i funerali di Stato. Io che scrivo di Berlusconi e un po’ sono triste perché muore un eroe che va al di là del bene e del male.
Non per Nietzsche ma per Hegel gli eroi sono “gli individui della storia del mondo”.
Non esiste nella storia un eroe come Berlusconi. Chissà se mai esisterà. La biografia di un uomo che con la sua vita ha racchiuso estetiche del calibro di Bill Clinton, Don Giovanni, Al Capone, Paperon de Paperoni, Trump, Totò e tanti altri pezzi della nostra immaginazione è pressoché irripetibile. Berlusconi li comprendeva tutti, interpretandoli in un’unica, grande, irripetibile storia, restituendoci un personaggio complesso, dicotomico, ombroso ma simpatico, mitico ma popolare, serio ma furfante, di classe ma volgare, roboante, strabiliante, surreale.
Si parla dell’eredità che lascerà Berlusconi ma io non penso ci sia alcuna eredità, nessun lascito. Per lasciare un’eredità devi aver costruito per gli altri. Berlusconi non ha mai costruito nulla per gli altri (in senso politico, filosofico, culturale o intellettuale) ha plasmato lungo la vita una coloratissima giostra fatta di risate, di tette, di tecnocratismo liberale e di arrivismi sociali e politici; ed è capitato che per 25 anni noi ci vivessimo dentro. Berlusconi si lascia dietro di sé il caos di un mondo (l’Italia) che senza Berlusconi forse manco sa chi è, che cosa vuole, da dove arriva, contro chi lotta, e soprattutto perché diavolo sta ridendo di fronte a uno squallido show su Canale 5.
Nel 2021 mentre organizzavo e ogni tanto vincevo, ogni tanto perdevo, campagne elettorali per mezzo arco parlamentare, incontrai un vecchio politico di FI che mi disse: “hai lavorato con tutti, perché giustamente alla tua età sei una puttana. Ma se fossi una brava puttana lavoreresti per Silvio”. Oggi ci ripenso e credo che un po’ avesse ragione. Forse non sono una brava puttana.
Però oggi che è finalmente morto, ci ha liberato della sua ormai sbiadita e superficiale presenza terrena e può lasciarci fare i conti con il personaggio storico che è stato e che sarà; io ve lo dico proprio con il cuore in mano e la curiosità di uno che ha appena scoperto che c’aveva un padre generazionale: “Avrei voluto stringergli la mano a quel controverso personaggio che era papà, anche solo per capire che occhi c’aveva, com’erano fatti”.