Il sultano di Arcore non ce l’ha fatta. Niente presidenza della repubblica. Ha fatto un passo indietro, rendendo inutile l’immondizia quotidiana propinata dal Tg5 nella sciocca speranza che sarebbe stata sufficiente per convincere Pd e pentapoltronati. Non sono bastate le valanghe di banalità politicamente corrette spacciate dalle conduttrici, non sono bastati i miserabili servizi di Olla sulla storia reinterpretata per far felici i sinistri. Niente da fare. Ed ora il centrodestra dovrà inventarsi un nuovo candidato.
Mica facile. Se sceglie un politico interno rischia di farlo impallinare dagli avversari, con la giustificazione del basso livello (indiscutibile). Se propone un esterno si ritrova, come sempre, a sostenere qualcuno che non ha la benché minima attinenza con il mondo del centrodestra. Non a caso è stato fatto circolare il nome di Pierfurby Casini, un ex politico del centrodestra poi eletto dal Pd. Il classico uomo per tutte le stagioni. Come se il concetto di “super partes” fosse legato all’attività delle signore che lavorano la sera lungo i viali.
La palla, dunque, rischia di passare nel campo avversario. Magari affidando il gioco al Bugiardissimo, Matteo Renzi, che ha dimostrato una capacità di visione superiore a quella degli avversari. Tanto non è che le differenze siano poi abissali tra i due schieramenti. Tutti rigorosamente atlantisti, tutti impegnati nella gara a chi dimostra maggior servilismo nei confronti di Washington. Tutti impegnati a rilanciare gli slogan di Confindustria, tutti pronti a far digerire ai sudditi muove stangate, rincari, fregature sul lavoro e sulle pensioni.
Può andar bene anche Draghi, anche perché sarebbe difficile aumentare la dose di schifoso servilismo da parte della maggioranza, dell’oppofinzione, dei media di regime. Diventerebbe, di fatto una repubblica quasi presidenziale, con Draghi che dal Quirinale impone la politica del nuovo presidente del consiglio. E tutti ad applaudire, ad assentire. Pupazzi che muovono il capo solo per dire di sì. Servilismo assoluto nei confronti di chi non è stato capace di sostituire il disastro vivente del ministro Lamorgese. Di chi ha portato il governo ad approvare l’imposizione di un contributo di solidarietà a chi vende energia rinnovabile ma evitando accuratamente di imporre le stesse regole a chi inquina di più.
E se nella mancata candidatura di Berlusconi il centrodestra ha perso tempo prezioso per colpa del sultano di Arcore, la mancanza di credibilità è tutta responsabilità propria.