Dopo molti, a ben pensarci troppi anni, sono tornato nelle mie terre. O meglio, quasi, visto che non è il Veneto, ma il Trentino che ora mi ospita. E dove, a Dio piacendo, spero di restare fino alla fine.
Comunque, è pur sempre Triveneto. E anche se la parlata presenta più di una differenza, la capisco senza problemi.
E poi vi sono molti usi comuni. Il calice di vino per aperitivo, ad esempio. Quello che viene chiamato anche “ombra”.
Beh, si dirà, l’aperitivo si prende ovunque… Certo. Ma non alle otto di mattina.
A Roma se ordini un prosecco o simili prima delle undici, mentre tutti vanno a caffè e cappuccino, ti guardano esterrefatti. Se non inorriditi. Qui è il contrario semmai. Chi beve caffè alle dieci, viene visto come eccentrico. O malato.
La cosa indubbiamente dipende, in parte dal clima, in altra parte dagli orari. Qui la gente va, per lo più, a lavorare prima dell’alba. Specie i contadini. E in tutte le stagioni. Alle otto il caffè è cosa superata da un pezzo. E poi berne troppo rende nervosi.
Comunque è uso. Se volete tradizione popolare…
Altra cosa che ti colpisce, sono le bestemmie. E anche qui è d’obbligo una chiosa. Si bestemmia un po’ dappertutto. In Italia specialmente. Ma nel Triveneto la bestemmia è altra cosa. Più vivace, pittoresca, fantasiosa. In molti casi, ascoltandola, resti sorpreso. Per bestemmiare così ci vuole impegno. Che, certo, andrebbe indirizzato a miglior fine.
E, poi, per molti è una sorta di intercalare. Quasi inavvertito. Nei casi più gravi, ogni parola vengono giù due o tre Santi.
Gran brutta cosa. Brutta abitudine. Al tempo del Fascismo vi erano cartelli per la strada che ricordavano come chi bestemmiava, si degradava a livello delle bestie. Un’assoluta sciocchezza. Mai sentito, che so, una mucca o un asino bestemmiare. Muggiscono, ragliano. Non tirano porci… E magari, visto la vita e, soprattutto, la fine che facciamo loro fare, ne avrebbero più motivo di tanti uomini…
Comunque, passi la bestemmia in un momento di tensione, di rabbia, quando ti cade un martello sull’alluce…deprecabile sempre. Ma ha, almeno, una giustificazione. Umana, troppo umana.
Ma qui si parla di bestemmie e imprecazioni gratuite. Che sono ben altra cosa… però….
Però, le genti di questa parte d’Italia sono anche, sempre per tradizione, le più religiose. O meglio devote. Con una lunga storia di vocazioni religiose, ancora non del tutto estinte. Tant’è che ho visto, nelle scuole, insegnanti di Religione che sono preti. Specie che credevo estinta da decenni. E preti italiani. Cosa ancora più straordinaria, visto che la Chiesa di Bergoglio è, ormai, una variopinta aggregazione di sacerdoti e suore provenienti da altri continenti. Dove, vuoi per fede, vuoi per fame, le vocazioni esistono ancora.
E poi ho scoperto che, qui, il Catechismo non si fa online, come avveniva nella mia parrocchia romana nel dopo Covid. E in molte chiese c’è ancora l’acquasantiera. Con dentro acqua benedetta. Non il distributore di Amuchina.
Cosa che, per altro, a suo tempo aveva fatto dire a mio figlio (noto negazionista e aspirante blasfemo):
“Scusa papi, ma questi mi parlano sempre di quello lì (n.d.r. Christo) che ha vinto la morte e altre storie… Perché allora hanno tutta sta paura boja di morire?”
Tutto questo per dire che qui, in queste lande del Nord Est vi è ancora un sentimento della fede, semplice, fors’anche semplicistico. Ma che ha radici. E che, sovente, si traduce in preghiera. Che non sarà quella del cuore degli esicasti. Ma ha una sua…purezza.

E che c’entra questo con la bestemmia? Stai, al solito, uscendo dal seminato…
No, invece. Perché solo un popolo molto devoto, secondo alcuni bigotto (che poi è parola che risale al Medioevo, e indicava un movimento di penitenti dediti a sacrifici e preghiere) può bestemmiare con tanto entusiasmo. Perché un ateo, uno che in Dio non crede, che ha da bestemmiare? Il Nulla?
E poi stiamo attenti. È più blasfema la preghiera pronunciata da chi lo fa con ipocrisia, per interesse, fingendo una devozione che non ha…che la bestemmia di chi è disperato. Perché ha perso, o sta perdendo, ciò che più importante per lui. Ciò che davvero conta. E allora inveisce contro un Dio dal volto oscuro. Che sembra sordo al suo dolore… Ma quel bestemmiare rabbioso, in verità, è preghiera…
Ora basta, però. Devo andare. Sono in ritardo per l’aperitivo. La campana della chiesa ha già suonato le otto. Di mattina, naturalmente.
1 commento
Speravo in qualche cosa al peperoncino. Beh sarà per la prossima volta. Sono contento di averla conosciuta.