Jeff Bezos, il padrone di Amazon e del Washington Post, è alle prese con problemi nella gestione dei dipendenti. Sì, proprio quel Bezos che vorrebbe distruggere i monumenti italiani e che, secondo un’inchiesta del New York Times, ha già distrutto la vita di numerosi suoi dipendenti nei magazzini Amazon.
È infatti accusato, il prode sostenitore della cancel culture, di aver affidato la gestione dei permessi e delle giornate di malattia, a call center e ad altre strutture che non dialogavano tra loro, con il risultato di aver cacciato da Amazon persone che avevano rispettato tutte le regole anche se gli algoritmi non lo avevano capito. E intanto che c’era, tra un palazzo da abbattere ed un monumento da imbrattare, è riuscito a far licenziare per scarso rendimento anche i lavoratori modello.
Adesso, dopo l’inchiesta, Amazon ha ammesso (bontà sua) che sì, qualche simpatico errorino si è verificato. Dunque cercheranno di porre rimedio. Però, nel frattempo, è emerso un altro problemino, questa volta di carattere strategico. Bezos è infatti contrario a mantenere a lungo i propri dipendenti. Perché, col tempo, si impigriscono. E magari, aumentando la competenza con la maggior esperienza, si affaticano di meno nello svolgere gli stessi lavori con i medesimi risultati. Dunque molto meglio cacciarli, magari spedirli in Italia ad abbattere i monumenti come chiede il suo giornale.
Di fronte a questi comportamenti, diventa quasi un’offesa lo spot di Amazon trasmesso sulle tv italiane, dove la multinazionale viene descritta come un ente benefico, impegnato non a far soldi sulla pelle di lavoratori poco pagati bensì a compiere buone azioni, a regalare denaro a chi ne ha bisogno, ad agevolare il lavoro di disabili, anziani, di chi deve occuparsi di problemi famigliari. E diventa ancor più fastidioso il servilismo dei politici italiani nei confronti della multinazionale che, nella migliore delle ipotesi, dal 2023 pagherà una tassa del 15% su utili colossali. Mentre i piccoli imprenditori italiani continueranno ad essere massacrati dal Fisco. E senza neppure la minaccia di andare in giro per le città a distruggere i monumenti di un Paese che ha una storia plurimillenaria. Ma Bezos, di storia, che ne sa?