La via centrale presenta cumuli di neve ammucchiati ai lati. E, a tratti, è coperta da un sottile strato di ghiaccio. Bisogna stare attenti a camminare… guardare, come si suol dire, dove si mette il piede. Uno scivolone è sempre possibile. E cadere, scivolando sul ghiaccio, è divertente solo nelle vecchie comiche…ve lo assicuro.
Non nevica più da tre giorni. Ma i tetti delle case sono tutti bianchi. E le montagne splendono al sole di un candore abbagliante. I boschi, tutto intorno, sono spruzzati di neve… come un una vecchia cartolina di Natale, quelle con paesaggi montani, alberi addobbati, bambini che pattinano sul ghiaccio, la slitta di Santa Claus…. insomma, quella sorta di presepe/non presepe, “laico”, direbbe qualcuno…ma è termine, questo “laico”, che non mi piace usare. Mi sembra… improprio.
Oleografia natalizia, piuttosto. Moderna, abbastanza moderna, rappresentazione dì questa Festa il cui connotato prettamente religioso, di una specifica religione, quella Cristiana, si è da sempre confuso con altri elementi. La Festa del Solstizio, l’inizio dell’inverno, e simili…il consumismo, la pubblicità, Hollywood hanno fatto il resto…ma, sinceramente, non mi straccio le vesti…in fondo, la colpa, o il merito, è dell’imperatore Aureliano, che fissò al 25 Dicembre la Festa “pagana” del Sol Invictus. Data in cui, sembra che già la comunità cristiana di Roma celebrasse la nascita di Gesù. La cosa, però, è controversa…. Chi sia arrivato prima, chi dopo, non è chiaro. E, poi, ci sarebbe anche la tradizione ebraica di Hannukah. La Festa delle Luci… insomma, unica cosa certa, è che Natale, religioso o laico, cristiano o pagano, lo celebrano, da sempre, un po’ tutti. Sarà effetto del Solstizio….
Gli altoparlanti del Mercatino di Natale diffondono canzoni. Carole, jingle, melodie religiose . In ordine sparso. Tanto… tutte fanno atmosfera. Che è, poi, quello che davvero conta.
Ora è il momento di “White Christmas”. Più appropriata di ogni altra, con questa neve tutto intorno. E il freddo pungente che la sta trasformando in ghiaccio.
“White Christmas”… è di Irving Berlin. Che, in realtà, si chiamava Izrael Moiseevic Bejilin. Ebreo, nato in uno shetl della Bielorussia. La vergò, questa canzone, su un foglietto di carta, mentre fuori nevicava. E si stava avvicinando Natale.
Era un autodidatta, Berlin. Stentava a leggere le note. E suonava il piano solo con pedali e tasti bianchi. Ma l’America era la terra del jazz. E lui un autentico genio musicale. La migliore canzone di Natale mai scritta. Un successo senza pari ancora oggi. E pensare che il padre della seconda moglie del compositore, un ricco magnate di fede cattolica, aveva diseredato la figlia. Per le nozze con quel morto di fame. E, per di più, ebreo….
Bianco Natale…la neve, gli stagni e i laghetti ghiacciati, il freddo che punge la pelle …. eppure è un’immagine piena di … calore.
“Col bianco tuo candor, neve/ sai dar la gioia ad ogni cuor”
La voce, inimitabile di Bing Crosby. Quella, particolare, di Bobby Solo, che ne ha incisa la migliore versione italiana…
Il candore della neve è, stranamente, straordinariamente caldo, in questo particolare momento dell’anno.
Berlin lo ha colto, forse in un momento di malinconia. E ha dato voce a un complesso coacervo di memorie felici e tristi, di speranze, di illusioni. Di sogni, soprattutto. Perché la neve crea, in contrasto con le luci natalizie, un’atmosfera onirica.
Stasera i simbolismi, le concatenazioni di significati, le storie complesse, passione da eruditi, non mi interessano. Sento….un bisogno di sentimenti semplici. Di calore e affetti. Sarà melenso, non discuto. Invecchiando…accade. Ma, sinceramente, non mi importa. Per essere cattivi, acri, caustici…c’è un anno di tempo. Ora… è diverso.
White Christmas.