Vi sono immagini che ritornano sempre. Tu vedi un post sui social, la foto, suggestiva, di una grande biblioteca. A Vienna. Uno scorcio interno, una parete coperta completamente da una grande scaffalatura in noce scuro, come usava un tempo…e libri, di ogni dimensione. Vecchi, antichi… Rilegatura, che intuisci più che vedere. Pelle, tessuti, cartapecora, pergamena, cartoni…
Tu vedi questo, incontri questa immagine per caso, mentre bevi il caffè, gli occhi ancora cisposi per il sonno… E subito ritornano le tue ossessioni. Una, sopratutto. Che non è, semplicemente, la passione per i libri, per la lettura… è ossessione d’altro tipo. Più profonda. Qualcosa, direbbe forse Jung, che riposa nell’inconscio. Come il Labirinto del Minotauro.

È la Biblioteca di Babele. Che incontrai per la prima volta, poco più che adolescente, nei racconti di Borges. Babele di lingue, di culture, di conoscenze. Tutto lo scibile umano. E sovrumano. Perché l’immagine della Biblioteca trascende la nostra dimensione. Cela in sé qualcosa di ultraterreno.
Come in “Al di là dei sogni” di Peter Ward. Con un incredibile Robin Williams…. Facile che non l’abbiate visto. Ebbe poco successo e ancor meno diffusione. Film difficile. Tratto da un romanzo di quel geniale visionario che fu Richard Burton Matheson…
In un sogno oltre il sogno, un viaggio sospeso fra echi della Commedia dantesca e la discesa agli Inferi di Orfeo, il protagonista giunge in una immensa, dedalica Biblioteca. Dove il bibliotecario /guardiano, traker, tracciatore dei destini, un cupo e inquietante Max von Sidow, gli mostra come volumi e pergamene contengano le storie di tutti gli uomini. In vita e in morte….

L’immagine del Cosmo e della Vita come una, immensa, Biblioteca mi insegue da anni. E si sovrappone a ricordi “reali”. All’oscuro salone della Marciana, in un silenzio quasi irreale. Alla luce, fioca, di una lampada da tavolo. Cercando, faticosamente, di decifrare il greco arduo de “I Magi ellenizzati”, raccolta di scritti ellenistici – ricordo ancora gli autori, Bidez e Cumount mi sembra – attribuiti a Zoroastro, Ostane… Ricerca, non so più dire se fruttuosa, di invisibili linee di tradizioni misteriche per una tesi di laurea che stava diventando ossessione personale. E specchio.
I corridoi affollati di libri dell’archivio diplomatico di Trieste. Ore che influirono sulla mia formazione ben più di tutte le lezioni accademiche.
Il Germanico di Roma. Le copie di papiri densi di segni che celavano vaticini oracolari.. La Teosofia di Tubinga, che già nel nome, evocava segreti. Ed altri libri. Ed altre biblioteche…
E il mito, su tutto, della Grande Biblioteca di Alessandria… tutti i libri del Mondo, dicono. In greco e siriaco, aramaico, ebraico… tutte le lingue conosciute. E molte, ancor più, perdute. Dimenticate. L’ombra di bibliotecari poeti, bibliotecari astronomi che sognano di decifrare l’ordine dell’universo…

La Biblioteca è il labirinto delle parole. Tutte le parole che sono state scritte. E quelle che sono restate solo sospese nel vento, perché ancora l’uomo non tracciava segni. E le affidava alla memoria e al canto…
E l’immagine si carica di una, strana, nostalgia per qualcosa che non è mai stato. L’ombra di un chiostro. Quella silente di uno Scriptorium. Forse, ma solo forse, frammenti di una scena de “Il nome della Rosa”…
Una vita mai vissuta, comunque. A sentir risuonare le parole con cui il Venerabile Beda commenta Virgilio. I versi latini di Bernardo Silvestre. Le fantastiche etimologie di Isidoro…
Una vita fuori dal mondo. Che non ho mai, ovviamente, vissuto.
Mi affaccio al balcone. C’è aria, oggi, di primavera. Nel piccolo parco antistante alcuni bambini giocano. Vigilati da genitori con aria apprensiva. Tutti, piccoli e adulti, con il volto coperto da una maschera che impedisce di cogliere i profumi dei primi fiori…
D’improvviso provo una strana stretta… La nostalgia si fa più acuta.
1 commento
Mi commuovo in autobus,stamane,leggendo questi pensieri dai quali emerge persino il calore e la dinamicitá di una voce che diviene mia.Io che non so onorare i libri,ma solo tradirli ogni giorno,senza aprire i tanti titoli che affollano la mia mente.Eppure essi sono parte di una sorta di nebbia che mi accompagna, quella nostalgia che provo giá persino per questo breve momento del sentire presente,come fosse giá passato.Io, che vivo solo per le parole che mi trovano,come anche queste di oggi.