Per qualche giorno, dal 31 luglio al 5 agosto, Biella torna ad essere la capitale mondiale della moda. Lontani i fasti di quando, a livello internazionale, si pensava a Biella ogni volta che si nominava la lana di qualità, anche se l’assessore allo sviluppo del capoluogo piemontese afferma che la ripresa è in atto. Dopo troppi anni di preoccupante declino, però. Comunque Biella ospiterà il trentanovesimo congresso della sartoria mondiale, riunita sotto la sigla di World Federation of Master Tailor (Wfmt).
Arriveranno oltre 260 sarti di 34 Paesi, ma con i settori collegati (a partire dal design) si arriverà a 400 ospiti internazionali che, oltre a confrontarsi sul futuro del comparto, avranno modo di visitare il territorio spingendosi sino alla Reggia di Venaria.
Un’impresa non facile perché – come ha sottolineato Gaetano Aloisio, presidente dell’Accademia nazionale dei sartori e vicepresidente della Wfmt – Biella è penalizzata dalla mancanza di strutture logistiche adeguate. Un modo signorile per dire che la logistica biellese è disastrosa ed anche questo ha contribuito ad affossare un settore industriale che, tuttavia, riesce ancora a rappresentare più di metà del tessuto prodotto in Italia.
L’incontro con i migliori sarti mondiali potrebbe rappresentare per Biella il momento di svolta per provare a riavvicinare i fasti del passato. Completando la filiera che dalla scelta della materia prima arriva sino al sarto di qualità. Una filiera che comprende anche la formazione delle nuove leve e la sostenibilità dei processi produttivi, con un’attenzione particolare alla tutela delle acque che hanno avuto un ruolo fondamentale non solo nella fase di industrializzazione ma anche e soprattutto per raggiungere i più alti livelli di qualità del cachemire biellese. Senza dimenticare, a margine, l’importanza dell’acqua anche per la birra biellese.