Più passano gli anni (mi sono sforzato di evitare un periodo che contenesse le parole vecchio, invecchiare, imbianchire ecc.) e più mi sento estraneo al mondo in cui viviamo. Non si tratta di una questione di età o gap generazionale (come direbbero quelli colti), piuttosto è un disagio che provo ogni volta in cui si tenti di “educarci” imponendo un pensiero unico, quasi sempre ipocrita ed espressione del più becero buonismo.
In questi giorni imperversa la polemica sull’inginocchiamento dei giocatori agli Europei. La prima reazioni è, “veniamo fuori da una pandemia, hanno distrutto intere categorie di lavoratori mentre giornalettisti, politici, personaggi dello spettacolo non trovano di meglio che azzuffarsi sul problema se i giocatori italiani debbano o meno genuflettersi.” Poi mi rendo conto che tutto fa parte di uno spettacolo ipocrita, di gente che non ha nessun interesse a combattere razzismo, emarginazione o altro, anche perché, da quello che scrivono, non sanno neppure di cosa in realtà stiano parlando. In questo quadro mi è saltato agli occhi un capolavoro (lo chiama post) dell’assessore all’ambiente e allo sport (chissà cosa hanno in comune le due cose) del Comune di Bari, Pietro Petruzzelli. Vale la pena leggerne qualche perla:
“ E se poi si ha un ruolo, se si è un personaggio pubblico, un giocatore della nazionale italiana e quindi modello o idolo per tantissime persone e soprattutto per tantissimi giovani, beh allora forse si ha il dovere morale di compiere un gesto simbolico per dire NO ad ogni forma di discriminazione razziale. Di essere esempio.
Rimanere in piedi è una scelta. Che a me non piace e non condivido perchè purtroppo le discriminazioni razziali sono ancora ben presenti nelle nostre società e tutti noi, con ogni mezzo, abbiamo il dovere di lottare e impegnarci quotidianamente per contrastare ogni forma di razzismo. E anche gesti simbolici come questi, se pur non risolvono il problema, sicuramente rappresentano un messaggio molto forte, soprattutto per le nuove generazioni.
Io mi sarei inginocchiato. Voi?”
In altro passaggio l’assessore dice: “Eh sì, perchè è vero che sicuramente tutti i giocatori sono contrari a ogni forma di razzismo o discriminazione,…”. E’ lecito, quindi pensare che il nostro ritenga che la mancata genuflessione sia dovuta ad una sorta di vergogna nel palesarsi antirazzisti. Non c’è bisogno di commenti.
Con quel “E voi?” finale Petruzzelli si aspettava evidentemente una folla plaudente, invece la maggior parte dei commenti condividono la scelta dei calciatori italiani.
Si passa da
“Ma scusa Pietro posso sostenere la tipologia di questo gesto ma vi siete chiesti il xchè è unanime la scelta del non inginocchiarsi da parte di tutta la squadra o se uno non è d’accordo con una forma di pensiero o lo dimostra in un altro gesto x voi non è una persona buona…? Riflettere questo è il problema…VIA LA POLITICA DALLO SPORT….. BUONA VITA A TUTTI.. ”
a
“No assessore. Io non mi sarei inginocchiato….Si tratta di un ennesimo tentativo di flash mob postmodernista teso a spettacolarizzare e strumentalizzare eventi fenomeni e sentimenti della vita, in nome di una propaganda cosmopolita e globalista voluta dall’alto, che persegue finti obiettivi di progresso. Se le stesse istituzioni che fanno nascere questi gesti volessero davvero investire in un cambiamento, lo farebbero con altri mezzi molto più efficaci e molto più insistentemente. Quella degli azzurri una scelta saggia. Forza Italia a tutti”.
Anche se la cosa non mi entusiasma, vista la reazione dei frequentatori del profilo dell’assessore, seguirò con attenzione le sue ulteriori esternazioni in merito. Abbiamo tutti famiglia e se si vive di consensi, probabilmente, i gesti simbolici possono passare in secondo piano, specie se non si hanno altre capacità se non la banalità e l’ipocrisia.