“Umberto Boccioni? Uno di noi”. Dalle parti di Rimini, precisamente a Morciano di Romagna, non hanno dubbi: l’artista futurista, pur nato a Reggio Calabria, è ‘romagnolo doc’. È in questo piccolo paese fra le colline dell’entroterra che nacquero i genitori del pittore.
Così è partito il lavoro della Fondazione Umberto Boccioni, giunto alla realizzazione – completata di recente – del museo temporaneo interamente dedicato al pittore e scultore scomparso nel 1916. E il nome scelto, T MUB, non poteva che richiamare la celebre opera futurista ‘Zang Zang Tumb Tumb’.
Lo spazio allestito risalta la natura poliedrica dell’artista, figura chiave del futurismo, con influenze (subite ed espresse) di correnti e artisti vari, compreso, pare, Picasso. Unico il filo rosso: il legame di Boccioni con la Romagna. Terra natìa anche del maggior musicista futurista, Francesco Pratella e di Leo Longanesi, vicino al Movimento nel primo dopoguerra.
Nell’attesa di aprire il museo permanente nella casa di famiglia dell’artista a Morciano – oggi ancora da ristrutturare – il T MUB mette in mostra i frutti della propria ricerca.
A partire dalla ricostruzione dell’albero genealogico di Boccioni, emblema dei variegati intrecci e spostamenti del Pittore, dalla Calabria – terra alla quale comunque rimase legato – a Roma, passando per la Romagna e la Russia. Ma non mancano opere originali, come ‘Donna che cuce’, appartenente al periodo pre-futurista. E poi i Manifesti sulla Scultura e dei Pittori Futuristi, che vedevano Boccioni primo firmatario seguito da giganti dell’ ‘Avanguardia’ come Carrà e Balla.
Un ruolo speciale lo gioca poi il suo rapporto con la guida del movimento futurista Marinetti. Fu proprio lui, già negli anni Trenta del novecento, a chiedere pubblicamente la creazione di un museo dedicato a Boccioni, nel paese della sua famiglia.
E lì, a quasi secolo da quell’invito, Boccioni e il suo futurismo tornano di casa.