Non sembra esserci pace per la delicata situazione politica boliviana. Le elezioni generali, che coinvolgeranno la massima carica istituzionale e il rinnovo completo delle due Camere della nazione andina, sono state nuovamente rinviate.
Le nuove date rese note da Salvador Romero, presidente del Tribunal Supremo Electoral (Tribunale Supremo Elettorale, TSE), sono domenica 18 ottobre per il primo turno e domenica 29 novembre per un eventuale ballottaggio rispetto a quella del 6 settembre ufficializzata da un accordo tra maggioranza e opposizione solo alcune settimane fa.
Le elezioni segneranno, in qualunque caso, la fine dell’era Morales, considerando che all’ex presidente di origine indigena non è stato permesso di candidarsi nemmeno per un seggio al Senato. Il TSE ha motivato la decisione citando i casi di coronavirus nel Paese sudamericano, ad oggi 60.000 contagiati e 2.000 vittime, augurandosi che per quella data sia notevolmente più bassa la possibilità di incorrere in nuovi focolai proprio presso i seggi elettorali.
Di certo ad essere sollevata dal nuovo rinvio è la presidentessa ad interim Jeanine Áñez in carica dallo scorso novembre dopo il golpe con cui fu estromesso Morales. Quella che doveva essere una presidenza di transizione per riportare la Bolivia al voto all’inizio del 2020 si è trasformata in un mandato di un anno senza alcuna legittimazione popolare ma, considerando l’amicizia con gli Usa verso i quali la presidentessa vorrebbe trascinare l’ex bastione socialista, sembra proprio che i media internazionali abbiano deciso di chiudere più di un occhio a riguardo.
Le votazioni saranno seguite con notevole interesse anche dal resto del subcontinente con il Venezuela che a dicembre tornerà al voto per l’Assemblea Nazionale con la ferma volontà di recuperare la maggioranza anche alla Camera e i falchi filostatunitensi che sperano, invece, di veder confermata la nuova posizione in chiave liberista data alla Bolivia proprio dalla Áñez.