Con una apposita delibera il comune di Bologna ha deciso di finanziare i locali in cui si suona musica dal vivo.
Ciò avverrà soltanto se i gestori si impegneranno a stilare dei programmi continuativi di qualità e rispettosi della valorizzazione professionale degli artisti.
E c’è già un primo beneficiario: è il Camera Jazz & Music Club del sassofonista bolognese Piero Odorici che ha aperto i battenti nelle cantine di Palazzo Isolani.
“Siamo la prima città in Italia che finanzia con soldi pubblici club che propongono musica dal vivo di qualità secondo i criteri previsti dal Decreto Unesco”, così l’assessore alla Cultura del Comune della città emiliana Matteo Lepore nel presentare il progetto nei giorni scorsi.
A dire il vero tutti i sindaci dei comuni italiani che intendessero muoversi nel solco tracciato dal decreto legislativo 222 del 2016, il cosiddetto Decreto Unesco, avrebbero la possibilità di individuare zone di particolare valore archeologico, storico, artistico e paesaggistico in cui limitare tutte quelle attività commerciali non compatibili con le esigenze di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale. Vale a dire internet point, money change, money transfer, phone center e compro oro, sale slot, attività di raccolta scommesse e qualsiasi installazione di apparecchi per la vincita in denaro.
In questo modo i comuni potrebbero dare vita a una serie di provvedimenti di sostegno alla musica e, più in generale, alla socialità.
Insomma, fin da subito le amministrazioni comunali potranno stipulerà convenzioni con i gestori dei locali, gli operatori culturali cittadini, riconoscendo il valore culturale delle attività svolte a patto che siano supportate da una adeguata programmazione.
Commentando la decisione della città delle due torri il pianista jazz Marco Pezzola ha commentato: “Spero che tanti altri comuni seguano l’esempio di Bologna. Solo riportando la buona musica nei club possiamo sconfiggere il degrado musicale attuale. Io aggiungerei anche le multe a quei locali che insistono a proporre gruppi musicali vergognosi, karaoke e finto piano bar”.
Esagerazioni a parte, non resta che augurarsi che altre città seguano questo esempio per riqualificare i centri storici, offrire occasioni di svago al pubblico e permettere ai numerosi gruppi musicali di mettersi in gioco e di crescere.