Bon Tchalende, Joyeux Noël, Feliz Navidad, Buon Natale. E con questo ci siamo giocati l’ammissione all’Università di Brighton per nipoti e per le generazioni a venire nei prossimi mille anni. Già, perché il sempre meno prestigioso ateneo ha inviato una mail a* dipendent* per ordinare di cancellare l’oscena parola: Christmas. E non perché indigna l’Anpi italiana nella versione X Mas, ma per l’ormai consueto rispetto delle minoranze che si sentirebbero discriminate.
È evidente che, di fronte ad una lettera di questo tipo, a sentirsi discriminati sono stati i sempre meno numerosi appartenenti alla minoranza delle persone dotate di intelligenza. Ma anche gli altri, quelli meno dotati del ben dell’intelletto, perché mai dovrebbero sentirsi umiliati se qualcun altro celebra le proprie feste? A chi mai dà fastidio la festa del capodanno cinese in una data diversa dal capodanno occidentale? O le celebrazioni ortodosse che non coincidono con quelle cattoliche? La millenaria festa zoroastriana di Shab-e-Yalda o i festeggiamenti per il capodanno islamico il prossimo 19 luglio? O l’Hanukkah ebraica?
Evidentemente crea problemi alle menti disturbate dei docenti e degli amministratori di Brighton. Ed ai loro emuli in Italia. Dove, in un asilo romano, si è arrivati a sequestrare un presepe portato da una bambina. Festeggeranno i laicisti, convinti che festeggiare sia un’offesa alle minoranze. E non si accorgono, questi dementi, che vietare non solo le celebrazioni ma persino l’utilizzo delle parole, è solo l’ennesimo passo verso il baratro del pensiero unico obbligatorio.
Che va ben oltre la festa religiosa. Perché il passo successivo sarà eliminare il nostro capodanno, retaggio di una cultura indoeuropea da cancellare poiché offende chi l’inizio del nuovo anno lo celebra in altre date. E poi si possono tollerare gli inqualificabili festeggiamenti degli argentini per la Coppa del mondo di calcio, quando la loro gioia offende i tifosi delle squadre che non si sono neppure qualificate? Si possono accettare le feste di compleanno dei bambini quando ci sono famiglie che i bambini non li hanno? Si possono accettare visi sorridenti per strada quando ci sono persone che non sorridono?
Ecco, la finestra di Overton è completata. Il Grande Fratello ha vinto. Nessuna festa, nessuna parola che ricordi momenti di felicità condivisa. D’altronde la nuova scuola che piace a Brighton è quella che insegna 3/400 parole e non di più. In modo da ridurre al minimo la conoscenza di qualcosa che vada al di là della narrazione imposta dal Ministero della Verità.
Ed allora, prima che sia troppo tardi, ciascuno festeggi il Solstizio, il Natale, il Capodanno. In qualunque modo, in qualsiasi data, con qualsiasi credo o senza alcun credo. È la festa in sè la miglior arma contro gli ebeti di Brighton, contro i censori, contro i paladini della cancel culture.