Si chiamano Andrea Dara ed Elena Murelli e sono i due deputati leghisti che hanno chiesto il bonus per le partite Iva in difficoltà per l’emergenza coronavirus. Il primo ha 41 anni ed è di Mantova, la seconda ne ha 45 ed è di Piacenza. Sono un piccolo imprenditore del tessile e una consulente di finanziamenti europei. Entrambi hanno un reddito dichiarato di oltre 100mila euro. I loro nomi circolavano già da qualche giorno, poi in una nota il capogruppo della Lega, Riccardo Molinari (nella foto), ne ha formalmente comunicato la sospensione.
Non sarà un passaggio agevole quello di oggì del presidente dell’Inps in Commissione Lavoro a Montecitorio sul caso dei ‘furbetti’ del bonus destinato alle partite Iva. Il bello deve ancora arrivare, novità sui nomi che hanno percepito il bonus dovrebbero quindi emergere durante l’audizione di Tridico. Il “colpevole’ del Movimento 5 stelle non è stato ancora individuato, considerato anche che quasi una cinquantina di pentastellati non hanno ancora consegnato la dichiarazione di rinuncia della privacy.
La Lega fa un passo in avanti prima dell’audizione di Tridico, è il capogruppo della Lega, Molinari, ad affermare: “Dopo aver ascoltato e verificato le rispettive posizioni, si conferma il provvedimento della sospensione per i deputati Elena Murelli e Andrea Dara. Pur non avendo violato alcuna legge – precisa Molinari – è inopportuno che parlamentari abbiano aderito a tale misura e per questa ragione abbiamo deciso e condiviso con i diretti interessati il provvedimento della sospensione“. Molinari, non del tutto convinto, torna a prendersela col presidente dell’istituto previdenziale: “E’ comunque incredibile – sostiene – che i vertici dell’Inps non abbiamo versato ai lavoratori che aspettano da marzo quanto dovuto e che abbiano invece versato a chi non era in difficoltà. In qualsiasi altro paese i parlamentari sarebbero stati sospesi ma il presidente dell’Inps sarebbe stato licenziato”.
È interessante la descrizione dell’Ansa di Andrea Dara. È un piccolo imprenditore nel settore tessile e abbigliamento. È nato il 7 gennaio 1979 a Castel Goffredo, in provincia di Mantova. In passato è stato consigliere comunale a Castiglione delle Stiviere dal 2007 al 2011, poi vicesindaco nel 2016 fino alla sua elezione alla Camera. A Montecitorio è stato eletto nella circoscrizione Lombardia 4 tra i banchi della Lega. Nella sua dichiarazione consegnata alla Camera si legge che nel 2019 ha dichiarato redditi per 109.324 euro. Nel documento si legge anche che ha otto immobili a Castiglione delle Stiviere.
Appare ancora più preoccupante, per gli italiani, la descrizione di Elena Murelli. Piacentina è nata il 29 luglio 1975. Ha una laurea in Economia e commercio e un master in Gestione dell’economia di rete. Alterna l’attività di consulente in finanziamenti europei a quella di docente a contratto all’Università Cattolica della sua città. È nella Lega dal 2001. Si divide tra il consiglio comunale di Podenzano, nella pianura piacentina, e – dal 2018 – lo scranno alla Camera. Nel 2019 ha dichiarato un reddito totale di 106.309 euro, nel 2018 di circa 62mila. Tra i provvedimenti che ha proposto da prima firmataria ne spiccano due: uno sulle modifiche alla struttura organizzativa di Inps e Inail, un altro per modificare il decreto del 2019 sull’esclusione dei condannati per gravi delitti dal beneficio del reddito di cittadinanza.
Il deputato Dara vicesindaco di Castiglione delle Stievere cerca di “alleggerire” la sua posizione: “Non ho richiesto nulla personalmente. Ho sostenuto di tasca mia i lavoratori e i fornitori della mia azienda. Ho passato questi ultimi giorni, nei quali il mio nome è stato ripetutamente fatto in merito alla vicenda “bonus”, a ricostruire nel dettaglio quanto è accaduto, partendo dal dato di fatto che mai ho chiesto personalmente nulla all’Inps o a chicchessia. Sono socio – ha raccontato alla Gazzetta di Mantova – con mia madre, in una Società in Nome Collettivo (SnC), con cui operiamo conto terzi nel settore tessile ed in cui mi occupo della sola parte commerciale. Sono intestatario di due conti correnti, uno su cui mi viene accreditato l’emolumento da parlamentare (dal mio Comune non ricevo nulla per il mio ruolo di vicesindaco) ed uno dedicato all’accredito di alcuni affitti derivanti dall’eredità lasciatami da mio padre, quest’ultimo viene gestito e controllato direttamente da mia madre e dal nostro studio fiscale”.
Intanto Salvini ha deciso di non ricandidare i parlamentari che hanno preso il bonus commentando così: “Tridico si deve dimettere? Io non faccio processi a nessuno e guardo a casa mia dove sono inflessibile. Domanderemo però al presidente dell’ Inps come abbia fatto a non pagare il bonus a chi ne aveva bisogno per darlo invece ai parlamentari”.
Matteo Salvini ad Agorà aveva preannunciato la condanna della sospensione o la mancata candidatura alle prossime elezioni, anticipando così le rivelazioni del presidente dell’Inps. Pasquale Tridico parlerà al Parlamento oggi alle 12. Alla vigilia di Ferragosto dovrebbe rivelare i nomi di tutti i furbetti del bonus che, in Parlamento, vede coinvolto almeno un altro deputato, probabilmente del Movimento 5 stelle o un suo ex. Ad ascoltare Tridico saranno i 43 parlamentari della commissione Lavoro di Montecitorio a cui riferirà in audizione. Lo farà in videoconferenza chiarendo a chi, come e quando sono state liquidate quelle indennità, nonostante i lauti compensi dei politici di Montecitorio.
Il via libera ai nomi da parte del Garante della Privacy, era volto a spegnere le polemiche che avevano indignato tutta Italia travolgendo il Parlamento, oltre a migliaia fra consiglieri comunali e regionali che avevano fatto richiesta del bonus.
La presidente della commissione Debora Serracchiani aveva già chiesto a Fico l’autorizzazione per sentire i vertici dell’Inps. Quindi Tridico sarà a disposizione dei commissari della Camera anche su controlli e verifiche fatte successivamente dall’Inps. Ma per lui si profila un processo ancora più rischioso, non solo per il ruolo di dirigente, ma soprattutto per la sua vicinanza ai 5 Stelle che ne hanno chiesto apertamente le dimissioni.
Intanto Fico ribadisce: “Dovrebbero scusarsi e restituire quanto percepito. È una questione di opportunità, dignità e rispetto, nonché di consapevolezza del ruolo che si ricopre». Nei confronti dell’Inps, inoltre, si aprirà un’istruttoria avviata dal Garante per la privacy sul metodo seguito per il trattamento dei dati di chi ha ricevuto l’indennità Covid e sulla diffusione delle notizie. Nell’attesa, sale la tensione nel Veneto dove la Lega sta per decidere la sorte di due suoi consiglieri (Riccardo Barbisan e Alessandro Montagnoli), più il vice di Luca Zaia. L’unico dei tre che ha chiesto ma non incassato i 600 euro: «Bloccai la richiesta, ho le carte per dimostrarlo», si giustifica ora il vicepresidente Gianluca Forcolin. Sa bene però che il verdetto spetta al governatore e in effetti Zaia ha annunciato che incontrerà i tre e annuncerà la sua decisione. Il prezzo più alto da pagare è l’addio alla corsa elettorale del 20 e 21 settembre, e quindi alla Lega. Pur riconoscendo che tutti e tre i casi sono diversi tra loro (Barbisan e Montagnoli hanno dato in beneficenza il denaro e per l’altro la richiesta è stata fatta dallo studio di commercialisti a sua insaputa), il governatore insiste sull’opportunità, non sull’irregolarità.
Zaia insiste sulla non candidatura alle prossime elezioni regionali dei tre leghisti coinvolti nel ciclone dei 600 euro di bonus per le partite Iva danneggiate dall’emergenza Covid-19. La linea è quella di escludere dalle liste chi ha fatto domanda per il bonus Inps