Allora… ho recentemente scoperto di essere un boomer. Ovvero, secondo la Treccani, uno con atteggiamenti e modi di pensare fuori tempo. Etimologia che deriverebbe dal, cosiddetto, “baby boom” degli anni ’50/’60, quando vi fu un, incredibile, aumento demografico. E ti credo… si era in piena ricostruzione del dopoguerra e in crescita economica. E industriale. Se ‘sti ragazzini scemi, che ci chiamano boomer con disprezzo e insulsa aria di superiorità, hanno ciò che hanno – ovvero una vita, per ora troppo facile- lo devono a quegli anni. Alle fatiche della generazione di mio padre, che si era trovata un paese distrutto. E rimboccata le maniche.
Non a noi boomers naturalmente. Noi abbiamo continuato sulla scia. E, convinti che il Paese di Bengodi potesse durare in eterno, abbiamo dato inizio al disastro. Crescendo generazioni di figli e nipoti sempre più smidollati. Insomma, i maranza sono colpa nostra. E anche il vertiginoso calo demografico che sta portando il nostro popolo – e in genere tutti quelli europei – verso l’estinzione. O verso la sostituzione etnica.
Inevitabile. Perché altri popoli, soprattutto nel sud del mondo continuano a fare figli. L’età media del Congo, solo per fare un esempio, si aggira intorno ai 16 anni. Che vi potete aspettare? Questi crescono in realtà ove la vita è dura. E, quindi, alla prima occasione, migrano. E non migrano i più fragili, deboli, indifesi. Questo avviene solo nelle fantasie di Boldrini & co.
Migrano i più avventurosi, duri, pronti a rischiare. I nostri ragazzi, quelli che ci chiamano boomers, se piove li devi portare a scuola in auto. Evidentemente sono idrosolubili..
Colpa nostra. Abbiamo fatto sempre meno figli. E quei pochi li mettiamo su un cuscino di velluto, considerandoli di porcellana.
D’altro canto, il non fare figli non è stato un atto di responsabilità, come qualcuno afferma. Ma di egoismo. Più figli si fanno, più bassi sono, inevitabilmente, gli standard di vita. Single, coppie, al massimo un figlio… questo ti permette le vacanze nel Resort con piscina, idromassaggio, zona benessere… ti permette di uscire per l’apericena… ti sgrava di responsabilità…
E così abbiamo cresciuta una, ormai più di una, generazione annoiata, pigra, irresponsabile. Viziata… ma i cui vizi sono una proiezione e amplificazione dei nostri. O meglio, dei nostri desideri. E della nostra mancanza di idee.
Poi pretenderemmo che fossero in grado di competere – la competizione è uno dei miti del nostro tempo – con coetanei che arrivano da realtà ove la lotta per la sopravvivenza è all’ordine del giorno. E dove si continua a fare figli. Non perché ignoranti e irresponsabili, come ci viene detto, e come ci raccontiamo da soli, compiaciuti di noi stessi. Ma perché è una legge di natura. Legata alla sopravvivenza della specie. Un istinto, se volete. Ma un istinto sano.
Già, sano… non sappiamo neppure più ciò che sia un istinto sano. Naturale. Ormai crediamo, o meglio ci illudiamo che ciò che conta siano solo i nostri desideri. Le nostre illusioni. E viviamo imprigionati in una sorta di bolla, che ci separa dal resto del mondo. Che è, però, reale. Tremendamente reale.
Salman al-Ansari, un intellettuale saudita, educato in occidente, con uno stile di vita occidentale… ha riassunto molto bene la questione.
“Come volete che gli arabi prendano sul serio i media americani (occidentali in genere), se questi non sono nemmeno in grado di mettersi d’accordo fra loro su cosa sia una donna?”.
Il resto del mondo, quindi la stragrande maggioranza dell’umanità, ci guarda esterrefatto mentre discutiamo seriamente di teorie di genere e altre cose che, qui, sembrano così importanti.
Ci guardano esterrefatti. E cominciano a non prenderci più sul serio.
Il che implica il cominciare a mettere seriamente un discussione il, famoso, primato del mondo occidentale. Quello che ci ha permesso di vivere come viviamo. E preoccuparci dei nostri desideri, anche i più balzani. E non della realtà.
Tradotto. Il famoso “fardello dell’uomo bianco” di Kipling è ormai pieno di carabattole che nessuno prende più sul serio. Ad un, poniamo, giovane cambogiano importa come mettere insieme il pranzo. Non la parità di genere e i diritti dei trans…
Inoltre, va detto, che il famoso “uomo bianco” non esiste più. O, per lo meno, si vergogna di essere tale. Del suo retaggio.
E con questo sto proprio dimostrando di essere un boomer. Antiquato… peggio ancora, antico.
Però è termine che non mi piace.
Sinceramente preferirei venire chiamato reazionario.
Suona decisamente, molto meglio..