“Scusi prof….ma lei usa spesso parole come eroe ed eroi…” guardo il ragazzo in seconda fila. Un non coatto. Studia, è attento in classe. Persino in DAD si impegnava. Anomalo. Vista la realtà odierna, anormale.
Sì, certo. E allora?
“Ecco, vede… a me ciò che intende con la parola “eroe” mica è tanto chiaro… – ci pensa un poco su – Mi sembra che le dia un significato diverso da quello che si intende noi…”
Sospiro…. Ha ragione da vendere. Troppo spesso do per scontate parole, e relativi concetti, che per loro non lo sono affatto. Lo sono per me, certo. Ma io appartengo ad un’altra epoca. Vengo da un altro mondo.
Dunque, oggi c’è l’abitudine di attribuire la definizione d’eroe un po’ troppo facilmente. Ad esempio a dei personaggi di successo. Sportivi, e questo, ancora ancora potrebbe avere un qualche senso… O, molto peggio, a personaggi che si esibiscono sul web. Tiktoker mi sembra che li chiamate…
“Aho! Mo’ scoprimo che er proffe se guarda Tik Tok…” la battuta del Boro suscita l’inevitabile ilarità…
No, non c’è pericolo. Ho altro da fare. Però ho un figlio preadolescente che sta diventando un bel coatto…
(Risate)
“Allora è dei nostri proff…” rido anch’io.
Purtroppo mi pare ben avviato. Comunque, per tornare al tema, il concetto classico di eroe è tutt’altra cosa…
“È quello che fa la guerra, no prof? Come Achille, Ettore…” sorrido alla glaucopide.
Certo. Ma non solo. L’eroe non è, necessariamente, solo un guerriero. Vi sono molte forme. Molte declinazioni dell’Aristia…
E qui ho, volutamente, giocato sporco. Mi sembra di stare contemplando un acquario con pesci rossi dall’aria non particolarmente sveglia…
“E che **azzo è sta roba?” bofonchia il palestrato. Poi scuote, sconsolato, là testa. E torna alla sua attività principale. Fissare come una triglia bollita la mora dagli occhi maliziosi…
Dal greco “aristòs” il migliore. L’aristia è la capacità di primeggiare in qualcosa. O meglio, di compiere gesta ed atti eccezionali. Come Achille, che è, appunto, il migliore in battaglia. Senza rivali.
“Per forza. Era invulnerabile lui. Fijo de na Dea. Sto raccomandato…” talvolta il Boro mi stupisce. Che si ricordasse di Teti proprio non me lo aspettavo…
Non hai tutti i torti. Però, vedi, in una certa misura tutti gli eroi greci sono figli o discendenti di divinità. Anche Ettore. Perché il capostipite della stirpe regale di Troia, sia della famiglia di Priamo, che di quella di Anchise padre di Enea, è Zeus stesso. Che generò la discendenza di Ilio dalla Ninfa Elettra.
“Ma allora gli eroi antichi non sono umani, prof.?”
Beh, lo sono solo in parte. Vedete, un filosofo neo-pitagorico, uno degli ultimi grandi pensatori classici, Giamblico, spiega che gli Eroi sono una stirpe intermedia fra gli Dei e gli Uomini. Come gli uomini sono mortali. Ma come gli Dei compiono atti che trascendono la natura terrena. Anzi, sotto un certo profilo hanno un ruolo più importante degli Dei stessi nel creare la Civiltà.
“Perché, prof., che hanno a che fare gli eroi con la civiltà?”
Tutto. La civiltà, o meglio la Cultura prima, da cui la Civiltà degli uomini deriva, è opera degli Eroi. In tutti i campi. Prendete l’eroe onorato nei Misteri di Eleusi, i più sacri del mondo antico. Si chiamava Trittolemo. Era Re di Eleusi. E ha compiuto un gesto fondamentale. Fu il primo ad aggiogare i buoi. E ad arare la Terra.
“Ma che era, un contadino?”
Sì. Il primo contadino. Il mito ci racconta quella che, oggi, la paleontologia chiama la “rivoluzione neolitica”. La nascita dell’agricoltura. Che è un passaggio fondamentale della Civiltà. Ma Trittolemo, che insegna agli uomini ad arare e seminare, non è totalmente umano. Discende da Gea stessa. Ovvero dalla Terra. E così Giasone è il primo che vara una nave, e solca i mari. E potrei continuare. Non c’è atto fondamentale che non venga attribuito a un Eroe. L’età eroica rappresenta, nel mito, l’inizio della cultura degli uomini. Ma questa cultura è, appunto, un dono degli Eroi.
“Quindi, prof., sti eroi sono i padri della nostra civiltà? E mo’ dove sono andati a finì?” risatine. Quella del Boro, stavolta, è solo una mezza battuta. Nasconde…ben altro.
Beh, si sono ritirati. Come, prima di loro, gli Dei. E gli uomini hanno dimenticato i fondamenti della loro cultura. Si sono adagiati in una civilizzazione sempre più estenuata. Priva di forza creativa. Destinata a ripiegarsi su se stessa. E, alla fine, ad estinguersi.
Momento di silenzio. Poi di nuovo il Boro. Oggi è, decisamente, la sua giornata.
“Me faccia capì… Allora noi stamo andando in rovina perché sti eroi nun ce sono più? Perché se so ritirati in pensione, come dice lei?”
Annuisco. In buona sostanza hai capito. Quando non vi è più nemmeno memoria dei fondamenti della cultura da cui proviene, quando i veri Eroi sono stati dimenticati, e si considerano tali solo dei pagliacci esibizionisti o peggio…allora una società viene pervasa da una sorta di oscura volontà di autodistruzione. I latini la chiamavano “cupio dissolvi”. E corre verso la sua fine. Resa cieca dalla paura. Senza più speranza. Solo una, assurda, brama di sopravvivenza…questo nel mito, naturalmente.
Ora il silenzio è profondo. Suona la campanella. Mentre sono sulla porta, ancora il Boro
“Lei sta parlando di noi, vero prof.? Del momento in cui stiamo vivendo. ..”
Li guardo. Ed esco senza rispondere.