Quando ci si chiede perché l’Europa non abbia una politica estera decente, per avere una risposta basterebbe rendersi conto di chi è il personaggio che dovrebbe incarnarla: Josep Borrell. L’ennesimo maggiordomo di Biden ma con in più l’aggravante di essere arrogante ed estremamente limitato. Non che sia stato preceduto da un genio della politica estera (Mogherini), ma almeno la rappresentante italiana non aveva dovuto affrontare una crisi come quella del conflitto in Ucraina.
Così il prode Borrell ha indossato l’elmetto ed è sceso in guerra: contro l’Ungheria. E con Borrell si è ovviamente schierato Zelensky. L’Ungheria è cattiva, è un’alleata di Mosca perché non vuole rinunciare al petrolio ed al gas in arrivo dalla Russia. Già, quel maledetto gas che arriva anche nel resto d’Europa, transitando proprio per l’Ucraina. Eppure l’eroico Zelensky, che insulta chiunque si ostini a garantire il futuro dei propri cittadini utilizzando il gas russo per far funzionare centrali elettriche ed aziende, è proprio colui che evita accuratamente di far saltare il gasdotto che attraversa l’Ucraina. Basterebbe interrompere il flusso di gas e tutto sarebbe risolto.
Ma, in quel caso, Zelensky non riceverebbe più il denaro che incassa per il transito del gas. Dunque meglio insultare i cattivi ungheresi. E lo stesso fa Borrell. Che, stizzito, strilla contro le richieste di Budapest che osa pretendere la ripresa dei finanziamenti europei, bloccati perché a Bruxelles non piace la politica interna ungherese. “Sono due problemi diversi e che non possono essere riuniti”. Un ricatto, insomma, quello di Orban: se l’Europa non riprende i finanziamenti, l’Ungheria blocca i provvedimenti contro il petrolio russo.
Indubbiamente sono due vicende separate. Ma sono separate anche quelle utilizzate da Bruxelles per ricattare Budapest: se non vi allineate al pensiero unico obbligatorio sui cosiddetti “diritti civili”, l’Unione europea vi escluderà dai fondi per il piano di rilancio economico. Dunque, secondo Borrell e Ursula von der Leyen, Budapest non può ricattare l’Unione europea ma l’Unione europea può ricattare Budapest. Perché i ricatti di Bruxelles sono buoni e giusti, piacciono a Biden e a Soros, fanno felice Zelensky e chissenefrega se, nelle scorse settimane, Orban ha stravinto per l’ennesima volta le elezioni nel suo Paese.
Il pensiero unico obbligatorio vale più delle volontà di milioni di ungheresi. Le menzogne dei chierici della disinformazione di regime valgono più della realtà dei fatti sul gasdotto in Ucraina. E Borrell è bello, buono e intelligente.